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Genoa, alla scoperta di Marcandalli: si ispira a Rüdiger, impara da Nesta

Alberto Gilardino sceglie Alessandro Marcandalli. L’allenatore ha deciso di far esordire il difensore classe 2002 nel corso dell’ottava giornata del campionato di Serie A, allo stadio Ferraris, contro il Bologna di Vincenzo Italiano. Nella passata stagione, il difensore ha vissuto un anno – in prestito – alla Reggiana, in Serie B. 

E pensare che lo scorso gennaio Marcandalli poteva già tornare in Liguria. I rossoblù, infatti, avevano provato a risolvere in anticipo il prestito con la Reggiana ed erano disposti a riconoscere un indennizzo al club emiliano. I granata, però, non hanno voluto rinunciare al proprio punto di riferimento in difesa.

 

Credits Photo: Martina Cutrona

Alto un metro e novanta, veloce e tecnico, il ventunenne è pronto al salto di qualità tra i big. E chissà che non possa farlo nel futuro prossimo. 

Genoa, chi è Marcandalli? Alla scoperta del classe 2002

Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, fino a questo momento Marcandalli ha giocato soprattutto in Serie C, tra Giana Erminio e Pontedera. Nel mezzo l’esperienza con la maglia del Grifone: dopo l’esordio tra i professionisti, il passaggio in Primavera 1 coi rossoblù, una parentesi “necessaria”, per sua stessa ammissione.  

Il Genoa punta su di lui (gli rinnova il contratto fino al 2026), e lo manda in estate alla Reggiana per farlo crescere. Che sia difesa a quattro o difesa a tre, Nesta lo ha sempre schierato. Una fiducia ripagata da Marcandalli a suon di ottime prestazioni. 

E proprio Nesta è uno dei segreti della sua crescita: da difensore a difensore, ma soprattutto da leggenda a giovane emergente, il campione del mondo 2006 è riuscito a entrare nella testa di Marcandalli. “Lo sto a sentire ogni giorno, mi ha colpito per quanto è preparato“, ha dichiarato in passato.

Il suo modello è Antonio Rüdiger. Quando era un ragazzino, per sfruttare la sua velocità, lo schieravano anche esterno d’attacco. Ora però quel passo e quello scatto li usa per bruciare gli attaccanti avversari. E chissà, magari la prossima accelerazione lo porterà in un’altra dimensione. 

Andrea Monforte

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Andrea Monforte

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