Categories: Interviste e Storie

Manneh, dal Gambia ad Otranto sognando Del Piero

Sogna di conoscere Alessandro Del Piero, il suo idolo, ma la via che l’ha portato in Italia è stata tutt’altro che fatata, come la vita delle star. Ora la sua Champions League fa rima con Otranto, Eccellenza pugliese: “E come si vive bene qui” assicura ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Come tanti suoi coetanei Suwa Ibou Manneh è salito su una nave, direzione Italia, dalla Libia: in tasca pochi spiccioli, tante speranze e altrettanti interrogativi. Aveva 17 anni Ibou, quando nel 2014 ha lasciato la sua Bugdung, città del Gambia inserita nel comprensorio di Serekunda, la città più grande di questo piccolo (1 milione e 800mila abitanti) stato dell’Africa occidentale: ricorda tutto di quel viaggio, lo ripercorre in alcuni flashback. La partenza “in piena notte”, una traversata “lunghissima, quasi interminabile” e l’arrivo ad Augusta, in Sicilia, dove lo aspettavano “i suoi cugini”. Di lì ha il via una corsa sfrenata, come quelle alle quali ha abituato i suoi tifosi sulla fascia: “Sono rimasto per quattro mesi in un centro di accoglienza e poi sono stato trasferito nel Salento, a Pisignano, dove mi è stato assegnato un tutor, visto che ero ancora minorenne”.

La famiglia dall’altro capo del mondo, così al giovanissimo gambiano, tra scuola e tempo libero, ha continuato a inseguire le sue radici e coltivare la passione per il calcio. “Ci giocavo già in una scuola nel mio paese, è un amore infinito” assicura Manneh. Tra i campetti di provincia lo nota un emissario della società presieduta da Giovanni Mazzeo, affidata ad Andrea Salvadore, allenatore di quella piccola multinazionale qual è l’Otranto: ben otto stranieri in rosa, numeri da record per queste latitudini. L’osservatore nota subito i mezzi di Manneh. Passo svelto e grande acume tattico: “Vuoi giocare con noi? Facciamo un provino” la domanda alla quale gli occhi di Ibou rispondono illuminandosi. Arrivano i primi allenamenti, l’ok di mister Salvadore e dopo sei mesi ecco il tesseramento. Oggi Ibou vive la sua seconda stagione con l’Otranto. “Il mister per me è un fratello maggiore-spiega tra italiano e inglese Manneh-mi ha dato tanti consigli e mi aiuta fuori dal campo”. Dove condivide un appartamento con altri due compagni di squadra, Cristopher Sanchez Martin e Javier Gonzalez Mora: “Con i compagni mi trovo bene e anche in città viviamo senza problemi: la gente è molto gentile con noi, sono contento qui” spiega con il sorriso. Della Puglia apprezza anche “la cucina, il pesce è fantastico, e il mare: ti fa vivere con più armonia”.

Manneh è perfettamente integrato nel gruppo e spesso l’allenatore gli dà fiducia, mandandolo in campo. Dove ha avuto come compagno di squadra un ‘certo’ Lima, arzillo 45enne che la serie A l’ha conosciuta bene con le maglie di Bologna, Lecce e Roma: “Giocando con lui ho imparato tanto, è importante avere dei riferimenti con tanta esperienza. So di dover crescere ancora molto, e giocare in un campionato complicato come l’Eccellenza pugliese mi aiuterà”. In campo agisce in fascia, ma nella vita punta dritto all’obiettivo: “Ora siamo quinti in classifica e mancano 14 turni al termine del campionato, possiamo agganciare i playoff: noi ci crediamo. La squadra si sta comportando molto bene e questa è una grande soddisfazione per tutti noi”. Il sogno sul terreno di gioco è “giocare nel calcio professionistico per poter poi vestire la maglia della Nazionale”, ma l’invito speciale è per un campione senza bandiere: “Sono tifoso della Juventus e di Alessandro Del Piero. Perché? Ricordo che da piccolo mio padre mi ha comprato una maglietta con il numero 10 e il suo nome, da allora è diventato il mio idolo: ho visto qualche sua partita, ma mi piacerebbe tanto incontrarlo. Magari qui a Otranto: la città è splendida, sarebbe la realizzazione di una grande gioia per me”. L’invito è recapitato: firmato Suwa Ibou Manneh, il giovane uomo delle traversate. Da costa a costa, da fascia a fascia.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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