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Maniacale, ambizioso, predestinato: tutto torna, Sottil si riprende la ‘sua’ Serie B

Perché in fondo è sempre così. Tutto torna, nulla di più semplice. Nozioni (e lezioni) di vita applicate al calcio. Se dimostri di meritare, avrai. Regola non scritta che appare sempre più di difficile realizzazione. Ma non per chi nel proprio mestiere ha sempre investito tutto, interpretandolo in maniera maniacale, ambiziosa. Come un predestinato. Andrea Sottil, adesso, ha. Non più una chimera, ma una straordinaria realtà. L’allenatore del Livorno si è ripreso tutto. E’ tornato lì, dove da tempo aveva dimostrato di dover essere. In Serie B, il prologo del calcio dei più grandi. Tornato, sì, perché Sottil in Serie B doveva starci già sei anni fa. Stagione 2011/12, scarpini appena appesi al chiodo e prima esperienza in panchina. 38 anni ancora da compiere, ma una tempra che lasciava presagire tutto. A Siracusa, in quella che nel tempo è poi diventata la sua El Dorado, il sogno poi trasformatosi in incubo: campionato di Lega Pro stravinto sul campo, ma promozione in B – attesa da oltre 50 anni – sfumata a causa di una pesante penalizzazione per problemi finanziari.

Sorriso in nessun caso perso, ma ferita mai del tutto rimarginata. Almeno fino al 28 aprile 2018. Quasi sei anni dopo quella sciagura, il giorno della nuova favola. Livorno in Serie B, al termine di un’annata più simile a una sceneggiatura cinematografica che a una stagione sportiva. Andrea Sottil premio Oscar come attore protagonista. O anche eroe di un romanzo rosa, diventato a un certo punto un thriller e terminato per essere un fantasy. Nello scorso luglio l’arrivo in Toscana con un solo obiettivo, la Serie B. Nessuna scusa, risultato da raggiungere a tutti i costi. La partenza sprint e il girone d’andata dominato, poi il vantaggio di dieci punti sulla seconda in classifica nel girone A di Serie C delapidato e il clamoroso susseguirsi di eventi contrastanti. Prima, a inizio marzo, le dimissioni revocate in seguito alla richiesta dei suoi giocatori, poi l’esonero una settimana più tardi. Venti giorni di riflessione, quasi un ritiro spirituale nella ‘sua’ Siracusa. Fino alla nuova chiamata della società amaranto: “possiamo vincere soltanto guidati da lui”, dai calciatori un coro unanime. E’ allora che Sottil è tornato condottiero incontrastato, portando a termine la missione e riconquistando tutto ciò che gli era stato tolto. L’esultanza nella maniera più rocambolesca, con un pareggio in casa (1-1) contro la Carrarese e grazie alla sconfitta interna del Siena, ko con il Piacenza e rimasto indietro di tre punti ad una giornata dal termine della stagione regolare (scontri diretti a favore di Vantaggiato e compagni). Una gioia infinita per tutta Livorno, riemersa dopo due anni di purgatorio calcistico, una felicità senza pari per Sottil, che ha potuto festeggiare ancora una volta grazie a un pareggio. Era già accaduto a Rende, in Calabria, nel maggio 2016, quando riportò il Siracusa – la squadra che lo ha ri-lanciato – tra i professionisti.

Dall’impresa del 2012 a Siracusa alle difficoltà di Gubbio e Cuneo, prima della salvezza ottenuta nonostante le complicatissime condizioni strutturali con la Paganese. Poi il ritorno in Sicilia, la seconda vittoria del campionato – stavolta quello di Serie D – e uno straordinario quinto posto in Lega Pro nella stagione successiva. Infine l’apoteosi di Livorno. Risultati non casuali per chi a 44 anni ha raggiunto il punto più alto di una carriera ancora breve ma già ricca di successi. Perché Sottil è così, pensa calcio, vive di calcio. Niente fuori posto, la vittoria come unico mantra. Eye of the Tiger, uno spettacolo vederlo in panchina: mai un minuto in silenzio, grinta e indicazioni tattiche dall’inizio alla fine. Simbolo di un’identità: è per questo che diventa punto di riferimento per i propri giocatori e idolo assoluto dei tifosi. Maniacale, ambizioso, predestinato. Una vita dedicata al suo mestiere, grazie anche all’appoggio della moglie Monica e alla spinta dei due figli ‘Ricky’ – giovane promessa della Fiorentina Primavera – e ‘Dodo’. Una vita che all’allenatore del Livorno può riservare soltanto nuove soddisfazioni: il sorriso, mai perso anche nei momenti più duri, adesso esplode genuino e sincero. La Serie B, sei anni dopo, è finalmente davvero sua. Se dimostri di meritare, avrai. Perché anche nel calcio succede come nella vita: tutto torna, nulla di più semplice. E Sottil si è ripreso tutto.

Matteo D'Aquila

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