Roberto Mancini
Le parole di Roberto Mancini, ex CT dell’Italia, a il Festival dello Sport di Trento
L’Italia oggi in campo per giocarsi una grande fetta della propria qualificazione ai Mondiali, sperando in un passo falso della Norvegia.
C’è chi, però, recentemente rispetto agli sfarzi di un tempo, ha trovato una vera e propria impresa: gli Europei vinti dagli Azzurri nel 2021 rimangono ancora nella memoria dei tifosi.
Su quella panchina c’era Roberto Mancini, che è riuscito a portare a casa un trofeo che mancava dal 1968.
L’ex CT è intervenuto durante il Festival dello Sport di Trento: di seguito le sue parole.
Sulla Nazionale, Mancini non nasconde le emozioni: “Quello che tutti gli allenatori sognano di fare. È stata l’esperienza più bella, più importante. Siamo riusciti a fare qualcosa di impossibile, di impensabile“. Ripensando al lungo periodo di imbattibilità :”Ci sentivamo invincibili? Sì perché poi subentra qualcosa di importante. Perdemmo il record a San Siro contro la Spagna perché Bonucci si fece espellere. Quando inizi a fare bene e continui, subentra qualcosa di diverso”.
Sul suo rapporto con Gravina e un possibile rientro: “Ci sono state un po’ di parole, un po’ di incomprensioni. Sarebbe stato meglio chiarire le situazioni, da parte mia in primis. Poi si fanno anche delle scelte sbagliate. Ho sperato di poter tornare in Nazionale per il post Spalletti, ma sapevo che era impossibile“.
Sugli attuali attaccanti: “Ho visto delle partite di Retegui e mi è saltato all’occhio. In area di rigore aveva intuizioni, aveva movimenti da attaccante vero. Abbiamo iniziato a seguirlo con un po’ più di attenzione, abbiamo parlato e abbiamo deciso di convocarlo. Kean? Aveva qualità già molti anni fa. Per me era un grande attaccante esterno, poi adesso può fare anche il centravanti”.
Mancini e tutto il mondo del calcio hanno perso, negli ultimi anni, due pilastri come Gianluca Vialli e Siniša Mihajlović: “Capita a tutti prima o poi, ma quando capita a persone così, che pensi siano immortali… Ogni tanto penso che Luca sia ancora lì, a Londra. Ci sono persone che restano per sempre nel cuore, e capita di chiedersi se si sarebbe potuto fare qualcosa di più per loro. Io non ho nemmeno una parte della forza che hanno avuto loro. Eppure, anche attraverso il dolore, la mia fede non è mai venuta meno.”
La Sampdoria è il primo amore dell’ex CT: “Vederla in questa situazione fa dispiacere. Se tornare alla Samp sarà l’ultima cosa che farò? Sì. La panchina mi manca tanto, mi manca il campo tutti i giorni e viverlo con i ragazzi. Anche se stai fermo 6/7 mesi, ti manca. Salire in corsa? L’ho fatto a Manchester, all’Inter. Se cambi l’allenatore, vuol dire che le cose non vanno, quindi devi trovare delle soluzioni. Se la cosa ti stimola le trovi, le soluzioni“.
Sulla squadra che ha vinto il Triplete, Mancini non ha dubbi: “La maggior parte del merito è di Moratti. Se l’allenatore ha giocatori bravi, vince. Sennò è abbastanza difficile. Siamo riusciti a prendere calciatori bravi, a far giocare bene la squadra e a tornare a vincere. Fine dell’esperienza? Venivamo da solo vittorie, c’erano altre motivazioni. Era qualcosa che riguardava qualche giocatore che aveva problemi fisici e che si portava da un po’ di tempo, pensavamo di recuperarlo per quelle partite e non siamo riusciti a farlo. C’erano un po’ di problemi interni“.
Anche la parentesi al Manchester City è stata positiva, con lo Scudetto vinto all’ultimo respiro contro il QPR. Il confronto con Inter-Sampdoria 2-3, però, non regge: “La seconda sono quelle partite dove la palla non vuole entrare. L’ho rivista un anno fa e fu una partita incredibile. Quella del City fu diversa: stagione pazzesca e testa a testa con il Man United. Quale mi ha dato più adrenalina? Quella di Manchester mi ha fatto quasi morire“.
L’ex giocatore della Sampdoria ha avuto un rapporto particolare con Mario Balotelli: “È un bravo ragazzo. È stato un bravo calciatore e poteva fare di più. Ma è un bravo ragazzo. Ha vinto tanto. Per le qualità tecniche e fisiche che aveva, poteva essere uno dei più grandi attaccanti di questi anni. Tecnicamente e fisicamente, la potenza che aveva… ha avuto una bella carriera, ma poteva fare di più e lo sa anche lui“.
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