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“Mamma, un giorno giocherò in Inghilterra”. L’amicizia con Pogba e il rito voodoo: 100 gol in Premier per Lukaku, è il più giovane straniero a riuscirci

Gli sono bastati cinque minuti per entrare nel club dei 100. Lo Swansea la vittima di giornata, l’Old Trafford il teatro migliore in cui farlo. Tocco in area di Alexis Sanchez, stop di destro e colpo secco con il mancino. Palla nel sette e Fabianski battuto, 1-0. Romelu Lukaku diviene così il giocatore non inglese più giovane a tagliare questo prestigioso traguardo in Premier League. Il quinto di sempre, all’età di 24 anni e 322 giorni.

Braccia alzate, a ringraziare Dio. Sì, perché sognava questo momento fin da bambino, fin da quando a sei anni ripeteva: “Un giorno giocherò in Inghilterra”. Lui che ha avuto gli occhi puntati addosso dai tempi Rupel Boom, la scuola calcio più prestigiosa d’Anversa. Papà Roger ha giocato, in Turchia. Ne capisce e intravede nel figliolo un gran potenziale. Beh, figliolo… mica tanto. Lukaku oggi porta il 48,5 di scarpe e pesa 90 chili di muscoli. Non che prima fosse poi così diverso. La leggenda narra che già a due anni fosse capace di divorarsi due Big Mac. La mamma era costretta a girare con il certificato di nascita, perché tutti pensavano che Romelu fosse molto più grande dell’età che gli veniva data. Troppi i gol segnati fra ragazzi della sua età per essere credibile.

Così anche all’Anderlecht, il club più importante di tutto il Belgio. 121 reti in 88 partite con gli Allievi, 27 in 19 presenze con la Primavera. Una perla di tacco poco dopo l’esordio in prima squadra, contro lo Zulte Waregem. 22 milioni lo paga il Chelsea nel 2011, è lui il giocatore belga più costoso della storia, prima dell’avvento di Hazard e Witsel. Frutto di abilità fuori dal comune, di un ambizione che in pochi hanno. Si rifiuta addirittura di festeggiare la Champions vinta dai Blues nel 2012: “Non ho mai giocato – dice – non è mia”. Sbaglia il rigore decisivo nella Supercoppa europea dello stesso anno con il Bayern. Dice addio alla sua squadra del cuore perché gioca poco a causa di Torres ed Eto’o e non vuole “fare panchina per 10 anni”. Alle parole, poi, risponde con i fatti. Con le carrellate di gol con West Bromwich ed Everton.

Il Chelsea lo rivuole, Conte lo aspetta per sostituire Diego Costa. Lui è in un villone a Beverly Hills, a giocare alla play con il suo amico Pogba, fra partite di basket, calcetto e musica a tutto volume (troppo alta però, tanto è che viene fermato dalla polizia). Il giorno dopo c’è da volare a Manchester, quindi multa (salata) e via. Sì, un altro top club sulla sua strada. “Gli abbiamo offerto più del Chelsea – dirà Farhad Moshiri, il proprietario iraniano dell’Everton – ma la madre, in pellegrinaggio in Africa, lo ha chiamato dicendogli che era stata vittima di un rito voodoo e che doveva andare allo United”. Chiamatela magia. Pazzia, se preferite. Fatto sta che oggi, otto mesi dopo, Lukaku continua a sorridere.

Gol numero cento in Premier, il ventiseiesimo stagionale con lo United in 45 partite. Poco importa se il titolo è ormai irraggiungibile. Il City potrebbe addirittura vincerlo settimana prossima, battendo proprio i cugini del derby. In quel caso sarebbero 19 i punti di vantaggio, sarebbe successo aritmetico. Ma Romelu di possibilità in carriera ne avrà ancora molte perché ha solo 24 anni ed è molto giovane. Anche se dalla quantità di gol non si direbbe affatto…

Simone Golia

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