L’emergenza sanitaria prosegue, e cresce anche la voglia di ripartire. Nella vita, nel lavoro e quindi anche nel calcio. A questo proposito è intervenuto Paolo Maldini, direttore dell’area tecnica del Milan, ai microfoni di Che Tempo Che Fa. Con una parentesi anche sul proprio futuro: "Se resto? La mia storia e quella della mia famiglia col Milan difficilmente avrà una fine”.
“Si deve provare a riprendere e finire la Serie A. Il calcio è un’azienda e ha un’importanza economica e sociale. Altri sport sono stati sostenuti, c’è necessita di provare anche con il calcio mettendo naturalmente in sicurezza tutti quelli che operano nel settore”. ha proseguito Maldini. "È complicato trovare un protocollo e mettere insieme le parti. Io ho partecipato alle ultime due riunioni della Lega e c’è voglia di ripartire. L’idea lì è chiara, ma servono anche la Federcalcio e il governo. Bisogna arrivare a una soluzione per la ripresa, tenendo conto anche della salute mentale dei giocatori. Mandarli in ritiro per un altro mese mezzo-due, dopo 60 giorni di lockdown, è un discorso che non esiste. Si rischierebbero altri infortuni e problemi”.
L’ex difensore ha anche parlato della sua positività al Covid-19: “Il virus ha colpito me, i miei figli e mia moglie. Ora sto bene, ma è stata dura. Dopo 15-20 giorni di quarantena ci ho messo altri 15 giorni per recuperare le forze. Quando l’ho avuto io si sapeva meno rispetto a oggi, ma grazie a Dio non sono mai arrivato ad avere problemi più seri".
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