Categories: Interviste e Storie

Magnaghi, il digiuno è finito: sulle orme di Zaza, sognando Taranto

La
luce in fondo al tunnel senza reti si è accesa al sedicesimo tentativo:
minuto 31 di Vibonese-Taranto, Simone Magnaghi scocca la sfera alle
spalle di Russo. “Diciamo che è stata una liberazione, è un gol che
cercavo da tempo e finalmente l’ho trovato -ammette lui, 23enne di
Lovère, comune di 5000 abitanti in provincia di Bergamo, ai microfoni di
gianlucadimarzio.com- la dedica? E’ per mamma Paola, papà Sergio e la
mia fidanzata Lucrezia”
. Dopo la trafila nelle
giovanili dell’Atalanta e i passaggi da Tritium, Viareggio, Virtus
Entella, Venezia, Prato e Cremonese, ha scelto il Sud per il rilancio:
un’avventura avviata con una doppietta al Melfi in Coppa Italia Lega Pro
e proseguita attraverso un digiuno che aveva
alimentato qualche perplessità tra i tifosi rossoblu.”Dal secondo tempo
con il Lecce c’è stata una reazione, un mix tra orgoglio e voglia di
dimostrare il mio valore sul campo-spiega lui-volevamo invertire il
trend, ci sto riuscendo allenandomi al 120% e preparando
ogni allenamento come se fosse una finale”.

Piazza
molto calda ed esigente, “ma è chiaro che se uno vuole giocare nei
campionati che contano e nelle squadre vere, Taranto è la piazza ideale
per dimostrare il proprio valore. La tifoseria è calda, splendida”.
Mesi di crescita, passati anche per il consolidamento del rapporto con
mister Prosperi: “C’è stima reciproca, lui qui è stato una bandiera e
quando mi offre certi consigli, sul campo ed extra, li seguo”. I nomi
dei centravanti di razza si susseguono: Simone
Zaza
è il riferimento, l’amico con il quale ha condiviso un percorso.
Magnaghi non ha dubbi: “Con Simo ho condiviso qualche anno nel settore
giovanile dell’Atalanta, lo vedevo tutti i giorni. Se avessi la
bacchetta magica gli ruberei sicuramente la fame, la
grinta che si può notare ogni volta che gioca: è in questo che devo
crescere. Un’altra cosa che gli ruberei è la follia che mette in campo
ogni volta che ci entra”. Cristiano Lucarelli l’allenatore che l’avrebbe
voluto in squadra: “C’è stata una sessione
di mercato in cui ho parlato con lui al telefono, mi aveva cercato e so
che mi stima tanto. Quando attaccanti di serie A con tanti goal in
carriera ti stimano e vuol dire che sei sulla strada giusta”.

La
strada, la stessa che porta il suo cognome e conduce all’uscita dalla
città: via Giovan Battista Magnaghi. “Quando prendiamo l’autostrada per
andare in trasferta ci pensiamo sempre e ridiamo con i compagni.
Un’esortazione nei momenti bui? No, direi più un gioco del destino”.
Compagni di squadra, alcuni sono già grandi amici fuori dal campo:
“Passo gran parte del mio tempo con De Giorgi, Pambianchi e Nigro. Vivo
in centro, mi sveglio con il mare davanti e appena
ho una mattinata libera, quando la temperatura lo consente, passeggio
volentieri. Taranto è una realtà splendida da questo punto di vista”.
Realtà con un simbolo indimenticabile nel calcio, Erasmo Iacovone: il
mitico calciatore del Taranto scomparso a poco
meno di 26 anni, vittima di un terribile incidente stradale nella notte
tra il 5 e il 6 febbraio del 1978, domani sera sarà omaggiato nella
città dei due mari dalla presentazione del cortometraggio “Iaco”. La
voce di Magnaghi si fa emozionata: “Di Erasmo Iacovone
mi hanno raccontato che a Taranto è stato un dio. Quando si parla di
lui si parla del bomber, del numero 9 per antonomasia. So che la gente
quando mi ferma per strada e inizia a raccontarmi di lui: portare il suo
numero mi riempie di orgoglio. Sarei felice
di fare un decimo di quanto Iacovone ha fatto per questa divisa”.
Intanto l’obiettivo è “fare più gol possibile, porsi dei limiti non fa
parte del mio costume. C’è più di un girone da disputare e tante
occasioni per lasciare il segno”. Magari inseguendo le
orme di Conti, Gagliardini e Caldara, tanto per citare tre prodotti del
settore giovanile che si stanno distinguendo con la prima squadra
dell’Atalanta: “Sicuramente vanno fatti i complimenti a Gasperini, che
ha avuto il coraggio di lanciarli tutti insieme,
e agli allenatori del settore giovanile che li hanno preparati per la
serie A. Dico anche ‘finalmente’ perchè quando giocavo in Primavera ero
con Suagher, Zappacosta, Sportiello e Baselli, gente che ha esordito
solo dopo. Il tempo è stato buon consigliere”.
E, spera Magnaghi, anche galantuomo per un “amico” come Simone Calvano:
classe 1993 anche lui, oggi alla Reggiana dopo essere stato acquistato a
17 anni dal Milan per un milione di euro: “E’ davvero forte, abbiamo
condiviso vivaio e nazionali giovanili, spero
che raggiunga presto la A”. L’obiettivo di Simone è legato solo al
Taranto: “Voglio arrivare in doppia cifra, se ci riuscirò porterò i
compagni a mangiare pesce nel mio ristorante portafortuna in città, da
Antonio e Rosario”. Benvenuto al sud, Magnaghi.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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