Un filo che lega Conte e Lukaku. Indissolubile e invisibile. Come due amici che si ritroveranno sempre. In Inghilterra ci avevano provato. «Mi ha voluto quando ero un ragazzone di 9 e 10 anni», dirà Big Rom poche ore dopo l’annuncio. In Italia hanno divertito. Sullo sfondo il Duomo sponda nerazzurra e sulla maglia un tricolore. Seguendo regole non scritte, ma impresse nella loro mente. Si conoscono a memoria.
Conte chiama, Lukaku risponde. «Vieni a Napoli». E il belga lo segue. Probabilmente lo farà sempre quando leggerà quel nome sul suo telefono. Romelu segue Conte. Lo fa anche Napoli. Affidarsi all’allenatore salentino anche a occhi chiusi. «Tanto c’è lui» si dice in giro. Da Ciampino al Parker’s passando per Villa Stuart. Un solo comune denominatore: facce sorridenti per l’arrivo del classe 1993. Calciatore di spessore. Qualità e quantità. Non solo in campo, sposta gli equilibri anche tra i tifosi.
«Lukaku sa la responsabilità che ha nei confronti miei, dei tifosi e della società» ha spiegato Conte in conferenza. Investimento importante – certo, ma Napoli non aspettava altro. Affidarsi al top player. Perché di top player si tratta. Quasi lasciare alle spalle il passatto – croce e delizia. Palla al nove – pardon, undici – e ci abbracciamo. Spalle larghe ed esperienza da vendere: il Vesuvio e la sua gente possono realmente diventare l’isola felice dell’attaccante belga.
E quando il Maradona è pronto per accoglierlo, lui già studia come entrare e punire il Parma. È un clima diverso. A Napoli fa caldo, caldissimo, ma la temperatura diventa insostenibile quando il belga è lì con la maglia azzurra. Prima si allena con i sostituti, poi alza le braccia al cielo per ringraziare. È la sua notte.
Conte ne ha bisogno quasi subito. La partita si mette male. Il Parma è avanti all’intervallo. «Gli ho chiesto quanto avesse, mi ha detto 30’, ma credevo fosse generoso». Dirà in conferenza lo stesso allenatore italiano. Al 62′ è già la sua ora. Conte gli fa segno di usare il fisico. Ma intanto Lukaku è già con la testa nell’area di rigore del Parma. Assapora anche la gioia di segnare al primo pallone toccato, ma è fuorigioco – e Suzuki era stato autore di una parata super. Lo stesso che poi viene espulso: in porta andrà Delprato per sostituzioni esaurite.
Dai 30’ di «benzina» ai 30’ per entrare nel cuore dei tifosi napoletani. Si gira e mette il primo timbro (enorme) con la maglia del Napoli. Ancora sotto la guida di Conte. «Sono abituato a segnare all’esordio» annuncia l’ex Chelsea. Sì: come se rappresentasse normalità. Entrare, segnare e vincere una partita delicata. Il primo pensiero del belga? Vincerla. Indica la testa e poi «c’è tempo, andiamo». Immagini di un fuoriclasse. Lo stesso che prima segna, poi indica il suo allenatore. Come a dire: «Grazie. Questo è tuo». Poi il Napoli la vincerà realmente. Nel recupero. Tracce di una squadra forte, di un allenatore decisivo. E di un attaccante dominante.
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