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Da McTominay a Lukaku: un anno per entrare nella storia del Napoli

Il centrocampista del Napoli Scott McTominay (IMAGO)
Il centrocampista del Napoli Scott McTominay (IMAGO)

Il Napoli è campione d’Italia: ora i tifosi si godono i nuovi beniamini McTominay e Lukaku

«La risposta è nel vento» cantava Bob Dylan. E quel vento, a Napoli, è arrivato dopo un solo anno. Puntuale. Proprio come la risposta di De Laurentiis. Ha spazzato via le scorie del decimo posto e ha portato energie nuove. Da McTominay a Lukaku, passando per Spinazzola e Gilmour. Senza dimenticare Buongiorno e Neres.

La notte del decimo posto è stata lunga. Amara. Ma a Napoli il buio non dura mai per sempre. E quando il sole torna, lo fa tutto insieme.

Certe volte basta poco per sentire che qualcosa è cambiato. Non lo leggi sui giornali, non lo vedi subito in classifica. Lo senti nell’aria. A Napoli, dopo un anno che sembrava eterno, è tornato il vento buono.

Mentre il campionato stava volgendo al termine, un nuovo Napoli stava iniziando a prendere forma. Una presentazione al Palazzo Reale con il volto di Conte in copertina e le idee di Giovanni Manna al lavoro dietro le quinte.

McTominay è stato il colpo che ha completato il disegno, ma il Napoli non ha lasciato nulla al caso

L’impronta di Giovanni Manna sullo Scudetto del Napoli è netta. Visione chiara dal primo istante e scelte coraggiose. Ma soprattutto di talento. E il binomio con Conte ha funzionato alla grande. Ogni acquisto ha risposto a un’esigenza tattica. Servivano nomi capaci di reggere la pressione. E così è stato. Perché è servito poco a McTominay per risultate decisivo fin da subito. E no, non parliamo di numeri: ma d’impatto. E quello avuto all’esordio contro la Juventus resterà nei ricordi dei tifosi napoletani. Poi sono arrivati gol e assist. È arrivato «McFratm» ed è entrato nel cuore della città azzurra. Di farne a meno non se ne parla, e Conte lo sa benissimo. Ha quasi sempre giocato e sempre risposto presente. «Il ds Giovanni Manna ha avuto una grande influenza su di me, aiutandomi. È venuto a casa mia a Manchester, abbiamo avuto una conversazione molto piacevole» aveva dichiarato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Un po’ interno, un po’ numero nove. Dodici gol e sei assist in stagione sono un numero che richiama il talento e il freddo nel sangue del ragazzo di Lancaster.

Se McTominay ha sorpreso tutti diventando uno dei protagonisti offensivi, Lukaku è tornato a essere ciò che Conte sapeva già: un leader silenzioso. Quasi un’estensione in campo del suo allenatore. Perché se ti presenti quando la tua squadra è sotto di un gol – in casa contro il Parma – entri, segni e il Napoli poi vince la partita allora sei nel posto giusto al momento giusto. Spalle larghe. Gol pesanti, leadership e sponde intelligenti. Sì, perché la squadra di Antonio Conte non è mai stata facile da leggere. Abile a palleggiare dal basso, ma anche ad andare in profondità. «Il peggior nemico mai avuto in campo» così lo aveva presentato un altro colpo da novanta del Napoli, Alessandro Buongiorno. Solido come Castel dell’Ovo, l’ex Torino è stato l’acquisto che serviva in difesa. E nonostante gli infortuni, è riuscito a dare il suo supporto a una fase difensiva quasi impeccabile. Il sole e la luna, giorno e notte – ma con Rrahmani ha formato una coppia lucida e attenta. In difesa certo, ma anche in fase di impostazione.

L'attaccante del Napoli Romelu Lukaku (IMAGO)
L’attaccante del Napoli Romelu Lukaku (IMAGO)

Saudade, classe operaia e regia: è stato anche il Napoli delle seconde linee

Bisognerà farsi trovare pronti alle insidie del campionato. E allora ecco Gilmour. Richiesta di Conte che lo aveva già allenato al Chelsea. «Ti spinge al massimo» aveva annunciato il ragazzo di Irvine. I due si sono ritrovati per un matrimonio che s’aveva da fare. Anche grazie a De Zerbi, che lo aveva allenato proprio al Brighton: «Mi ha detto di godermi quest’esperienza perché Napoli è una città divertente, come sono io, per cui mi piacerà». Il classe 2001 è stato quell’amico di cui non puoi fare a meno. Geometrie e talento: non ha mai saltato un esame. Sempre lì. Nel mezzo. Sostituendo un gigante come il numero 68. E come Gilmour ha saputo colmare un vuoto nel centrocampo del Napoli, anche sulle fasce Manna ha cercato solidità e intelligenza puntando su Spinazzola. A gennaio era sul punto di lasciare, ma con il tempo Conte è stato bravo ad adattarlo anche ala. Con l’allenatore salentino è tornato quel «quinto» ammirato all’Atalanta: terzino all’occorrenza, ma soprattutto un esterno imprevedibile. E quell’amore con Napoli nato subito testimonia come l’ex Roma sia stato bravo a calarsi in una realtà unica: «Questa città è meravigliosa».

In attacco bisognava aggiungere quel talento che mancava, capace di saltare uomo e incendiare una piazza come Napoli. David Neres – nonostante gli infortuni – è stato il dodicesimo uomo in campo. Il cambio in più di Conte. Presentatosi benissimo, sono stati gli infortuni a ostacolare la «saudade» del ragazzo di San Paolo. Tre gol e otto assist stagionali. Non male per un calciatore capace di dire la sua soprattutto a partita in corso. Okafor, Scuffet e Rafa Marin non hanno rubato la scena, ma in una stagione vincente servono anche quelli che lavorano nell’ombra. Hanno portato serietà, unità, spirito. Presenze che tengono saldo lo spogliatoio nei momenti in cui conta restare insieme. Billing, invece, ha avuto qualche occasione in più e l’ha sfruttata. Arrivato a gennaio in prestito con diritto di riscatto fissato a 10M, il suo gol contro l’Inter ha riscritto una notte che sembrava persa, cambiando il corso della stagione. Conte aveva chiesto uomini, Manna li ha trovati. E Napoli ha ritrovato se stessa. Con orgoglio, con fatica, con fede. Perché a Napoli il buio non dura mai per sempre. E adesso, lo sanno tutti: è tornata per restare.