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Luiz Felipe, dalla D alla A: intuizione di Tare e oro della Lazio

Segna e non sa cosa fare, chi abbracciare, gli occhi dicono tutto. Nel dubbio va da Luis Alberto e lo ringrazia: “Mi ha messo una grande palla”. Il “Mago” gliel’aveva sussurrato nell’orecchio a inizio gara: “Fidati, oggi fai gol”. È andata così.

Luiz Felipe segna al Bologna e fa felice Inzaghi, uno che ci ha sempre creduto fin dall’anno scorso, portandoselo in entrambi i ritiri. Prima Auronzo, poi l’Austria, fino all’esordio in Serie A contro il Milan.

DALLA D IN BRASILE ALLA SERIE A

Tare si frega le mani, il ds d’oro ha vinto l’ennesima scommessa: Luiz Felipe giocava nell’Ituano in Serie D, è costato 500 mila euro e oggi vale circa 6 volte tanto, tant’è che la Lazio l’ha blindato fino al 2022. Una pepita. Tre anni fa arrivò in punta di piedi, Lotito lo mandò in prestito alla Salernitana per farsi conoscere. Missione compiuta: esordio e gol contro il Benevento, well done.

Luiz Felipe è il jolly difensivo di Simone Inzaghi, può giocare in tutti i ruoli, ha grandi margini di miglioramento, non teme cambi di modulo. Il suo primo allenatore, Tarcisio Pugliese, ci raccontò le sue migliori doti poco tempo fa: “Mentalità vincente, cura dei dettagli e lavoro”. Secondo lui “può arrivare anche in Nazionale brasiliana”. In poche parole: “È il futuro della Lazio”.

Luiz Felipe, intanto, si ispira a Thiago Silva e studia da Acerbi, si allena in silenzio e quando gioca non sfigura mai (13 presenze tra campionato e coppe, 31 l’anno scorso). Lotito ne rimase impressionato: “Può diventare grande”. Per alcuni già lo è, nonostante i 21 anni (è un ’97).

Luiz Felipe vive all’Olgiata con Beatrice, la sua fidanzata, il suo amico Felipe Anderson gli ha lasciato la sua casa prima di andar via. I due si sentono ancora, tant’è che uno dei primi complimenti è arrivato proprio da lui: un’emoticon con il fuoco. Semplice e concreta, un po’ come Luiz, chiamato così in onore del nonno e dell’ex ct del Brasile (Felipe Scolari). Non ama i riflettori, sua madre lo segue da casa e lo chiama ancora “Fefè”, il soprannome di una vita.

Meticoloso, diligente, attento, il primo ad arrivare a Formello e l’ultimo ad andarsene. Questo gol vale doppio: Un messaggio a Beatrice: “La rete è per mio figlio, sarò papà tra qualche mese, lo chiameremo Diego”. L’altro a Simone Inzaghi: “Anche se non gioco mi sento un titolare”. Qualche dubbio su come esultare, pochissimi sul suo futuro.

Francesco Pietrella

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