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Addio Luisito, unico pallone d’oro spagnolo e architetto della Grande Inter

Rodolfo Suarez si era innamorato calcisticamente di lui, tanto da chiamare il suo primogenito col suo nome sperando di fargli ripercorrere il suo cammino. L’omonimo dell’attuale attaccante uruguaiano del Gremio, Luis Suárez Miramontes si è spento questa mattina all’età di 88 anni. 

 

Unico pallone d’oro spagnolo e trasferimento record

“Il calciatore perfetto che, con il suo talento, ha ispirato generazioni. Ciao, Luisito”, il tweet che gli ha dedicato l’Inter per salutarlo. Se ne va così uno dei migliori giocatori spagnoli della storia, se non il migliore. L’unico ad essere nato in terra iberica ad aver vinto il Pallone d’oro nel 1960 quando indossava ancora la maglia del Barcellona, per poi essere inserito nella lista dei candidati per altre 8 edizioni. Prima di lui c’era riuscito Di Stéfano, in possesso della cittadinanza spagnola, ma originario di Buenos Aires. Dopo quel riconoscimento, l’Inter lo pagò 300 milioni di lire, soldi che servirono ai catalani per ripianare i debiti per la costruzione del Camp Nou e divenne così il trasferimento più costoso della storia in quell’epoca. 

 

 

Con la maglia nerazzurra ha vissuto i momenti più belli della sua carriera. Voluto dal Mago Helenio Herrera che lo aveva già avuto in nazionale, Luis Suárez è stato il regista della Grande Inter che ha dominato in Europa: L’Architetto vinse la prima Coppa dei Campioni con i nerazzurri, 3-1 contro il Real Madrid (1963) e la seconda un anno dopo, 1-0 contro il Benfica (1964). Un rivincita, visto che Angelo Moratti lo acquistò pochi giorni dopo la sconfitta in finale di Champions tra il Barcellona e le aquile di Lisbona. Successi in Europa e nel mondo, con le 2 Coppe Intercontinentali vinte contro gli argentini dell’Independiente, che gli permisero di diventare il primo spagnolo a ottenere questi successi consecutivamente. Con la maglia nerazzurra, Luisito ha giocato 10 stagioni in cui ha vinto 7 titoli: 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni e 2 Intercontinentali. Quel decennio permise ai nerazzurri di affermarsi anche a livello internazionale. Con la Roja, Suarez è stato uno dei pilastri del primo titolo: l’Europeo del 1964 che gli permise di diventare il primo giocatore campione d’Europa sia con il club (1963 e 1964) che con la sua nazionale nel giro di un anno.

 

 

L’ex centrocampista galiziano dopo aver lasciato l’Inter si è trasferito alla Sampdoria, prima di intraprendere la carriera da allenatore. E proprio con l’attuale allenatore dei blucerchiati si rivedeva da giocatore: “In effetti con Pirlo abbiamo in comune diverse caratteristiche”. Le giovanili del Genoa, poi Inter, Cagliari, SPAL, Como e il ritorno a casa al Deportivo La Coruna. Nel 1980 venne nominato ct della Spagna U21 con cui vinse l’Europeo nel 1986, per poi di essere promosso alla guida della nazionale maggiore fino al 1991. Tra il 1995 e il 2002, Suarez ha ricoperto il ruolo di segretario tecnico dell’Inter e ha lavorato agli acquisti di Iván Zamorano e Ronaldo. Lascia di sé l’immagine di un gran signore, che dalla macelleria del papà a La Coruna ha saputo vincere tutto da giocatore. Adios Luisito. 

Redazione

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