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Luisao, tra storia e porte girevoli: fu vicino alla Juve, ora il Benfica celebra le sue 500 presenze

Per usare una definizione cara a Peter Howitt, si potrebbe parlare di Sliding doors, o porte girevoli, se preferite. Ne attraversiamo tante in vita nostra, a volte nemmeno ci facciamo caso. Prendiamo una strada o l’altra andando incontro al buio, senza conoscere fino in fondo cosa ci sia al di là della soglia. Non disturbando eccessivamente il geniale regista del film e sorvolando su eventuali paragoni con Gwyneth Paltrow, deve essere stato così anche per Luisao che, a 33 anni, di cui 11 con la maglia rossa del Benfica cucita addosso, sentiva forse il bisogno di provare una nuova esperienza, di scoprire un nuovo calcio. A un certo punto il suo destino sembrava tingersi di un bianconero intenso. Già, perché la Juve nell’estate del 2014 pareva davvero a un passo. Luisao, dopo il suo arrivo a Lisbona nel 2003 dal Cruzeiro, stava per chiudere le valigie, tra ricordi, titoli, una storia importante, per andare incontro a un’avventura tutta nuova.

Luisao, però, quella soglia non la attraversò mai. Le leggi imprevedibili del mercato ci misero del loro. E il Benfica decise di non lasciare andare quel gigante di 193 cm che in tanti anni aveva conquistato il Da Luz, il suo popolo, la sua atmosfera unica. Strana la vita. Viene da chiedersi cosa sarebbe accaduto se quella trattativa si fosse conclusa. E se Peter Howitt propone nel suo film la soluzione alternativa, dandoci una prospettiva diversa della realtà, qui possiamo solo immaginarci come sarebbe andata. Anche se, in fondo, una certezza ce l’abbiamo.

Se Luisao avesse preso quell’aereo per Torino, infatti, la serata di ieri non avrebbe avuto lo stesso sapore. E il Da Luz non avrebbe potuto rendere l’ennesimo omaggio a uno dei giocatori più importanti della sua storia. Nella notte della vittoria contro il Borussia Dortmund nell’andata degli ottavi di finale di Champions League (vinta dalle Aquile 1-0 grazie al gol di Mitroglou), quel gigante venuto dal Sudamerica ha raggiunto quota 500 presenze (di cui 122 tra Champions League ed Europa League, primatista assoluto della società) con la maglia del Benfica, stretta al petto per la prima volta nel 2003 e mai più lasciata. Ora, Luisao è al quarto posto dietro Tamagnini Nené (578), António Veloso (534) e Mario Coluna (528). Staccato da tempo il grande Eusebio che si è “fermato” a 447. Un palmarès da fare invidia a molti: 5 titoli portoghesi, 2 coppe di Portogallo, 3 Supercoppe, 7 coppe di Lega.

Un traguardo per pochi. Meritato, conquistato a poco a poco. Un amore destinato a continuare ancora. Il mercato e la Juventus sembrano lontani un’era. E, negli spogliatoi, ecco la sorpresa: i compagni a formare un corridoio d’onore, il “Luisao 500” sulla grande maglia rossa a fare da sfondo. Sorrisi e commozione. Emozione. Con le lacrime agli occhi, come testimoniato dal video diffuso dalla società, il capitano del Benfica ha ringraziato tutti: “Vorrei ringraziarvi tutti, per me questo è un sogno arrivare a questo traguardo qua. Volevo ringraziare il presidente (Luís Filipe Vieira, ndr), non potrò mai smettere di ringraziarlo. Sono molto felice di far parte di questa famiglia. Il ringraziamento non va solo a voi, ma anche alle vostre mogli, i vostri figli, perché siamo tutti una familia. Conviviamo tutti assieme. Sono molto orgoglioso di aver condiviso questi anni con voi. Grazie di cuore.”

Quando il calcio (e il mercato) regalano serate come quelle del Da Luz, forse, non serve farsi troppe domande. Come sarebbe andata se…? Pazienza, poco importa. Obrigado.

Redazione

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