Un altro grandissimo pezzo di storia del calcio se ne va. È successo oggi, 7 dicembre 2018, proprio nel giorno della vigilia della sua partita: Milan-Torino. Luigi Radice, l’allenatore dell’ultimo scudetto del Toro (stagione 1975-76), si è spento intorno alle 15.00, in una casa di riposo e assistenza per malati di alzheimer nella quale era ricoverato da tempo. Milanese di origini (era di Cesano Maderno, nato il 15 gennaio 1935), milanista di fede, è riuscito a riportare un titolo non soltanto in rossonero (tre scudetti negli anni Cinquanta-Sessanta), ma appunto anche in granata, dove è stato ricordato come l’allenatore che più di tutti è stato in grado di ricostruire dalle ceneri del Grande Torino. Con il Milan, da allenatore aveva conquistato anche una Coppa dei Campioni, nella stagione 1962-1963.
Sempre assistito dall’affetto dei suoi cari, la malattia aveva però preso il sopravvento sull’allenatore, uomo di sport fino a quando ha potuto. La sua famiglia ricorda ancora con affetto quando alla vigilia di Natale, lui, l’uomo di casa, portasse tutti a fare una corsa mattutina nei boschi. L’obiettivo in testa era sempre uno: cercare di superare i suoi limiti. Come quella volta che, nel giorno della vittoria dello Scudetto con Pulici e Graziani, Radice lasciò infuriato il campo da gioco perché il suo Torino aveva preso un gol dal Cesena, per l’1-1 finale. Quel video farà la storia.
Torino che piange, dopo la scomparsa di Mondonico e di Giagnoni, anche quella proprio di Radice: un uomo che ha fatto dello sport a sua vita e che dallo sport verrà per sempre ricordato.
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