Se “avesse dato ascolto ad Ancelotti” avrebbe avuto un’altra carriera: “Sei bravo, ma prova a giocare qualche metro più indietro”. Riflessioni, pensieri… ma no. Niente da fare: “Non gli ho dato retta”. Forse la gioventù, il senso di libertà, il guizzo. L’estro di una vita. Un insieme di qualità. Perché quando inventi lungo la trequarti diventi il fulcro dell’azione. “Fantasista”. Quello di cui si dice più o meno così: “Dategli palla, qualcosa farà”. Una sentenza. Almeno al Milan, dove Di Gennaro era la star del settore giovanile e si allenava “coi grandi”. Kakà, Gattuso, Pirlo. Anche l’Arsenal bussò a Milanello: “Mi ripetevano “vieni a visitare il centro sportivo, dai vieni che firmi un bel triennale’. Ma alla fine sono rimasto al Milan”. Questione di scelte. Di Cuore. E di metamorfosi: perché il calcio moderno “sacrifica” il trequartista su un altare di esigenze tattiche. Persegue l’equilibrio al netto dello spettacolo. Di Gennaro lo sa, si adatta. E la sua carriera cambia in meglio: “In sei anni di B ho avuto modo di ragionare, maturare, sia come persona sia come calciatore”. Cambiamento radicale: da trequartista a… regista. Il tutto nel Vicenza di Marino, appena 3 anni fa. Risultato? “Una svolta”. Non più rifinitore, bensì artefice della prima costruzione. Del “ci penso io”. Mancino preciso, elegante. Pronto a cogliere al volo l’occasione-Lazio. “Sarà un grande acquisto”. Altro mondo rispetto a Cagliari, ma cambiare non è un problema: “DiGe” sa come si fa.
Primo appunto: Di Gennaro è riservato, timido. Ma molto diretto. Uno che ti dice le cose in faccia, che va subito al punto e dice quello che pensa. Ha vinto la sfida-Cagliari andando in Serie B: “Quando entri nel cuore e nel mondo dei sardi ricevi tantissimo”. Protagonista indiscusso. Prima la promozione, poi il salto in Serie A e gli ultimi mesi difficili, senza giocare. Complice il mancato rinnovo del contratto. Anche qui, la persona viene prima: “Mettiamo da parte il rancore, sarà difficile andare via. Grazie di tutto”. Ma la Sardegna sarà per sempre: “E’ un’isola che offre di tutto, potrebbe essere anche uno stato a parte a mio avviso. Mare stupendo, clima perfetto, ristoranti eccellenti”. Passione condivisa con la moglie, Alessia: “Parte fondamentale della mia vita insieme a mio figlio”. I due girano l’Italia a caccia di ristoranti: “Quando riusciamo andiamo alla ricerca di ristoranti stellati Michelin”. Chissà se avrà dato qualche consiglio a Pippo Inzaghi, suo vicino di casa ai tempi del Milan: “Cenavamo spesso insieme, mi aveva preso sotto la sua ala protettrice”. Ora va da Simone. Questione di destino, stavolta. Quello che prima di Vicenza l’aveva fatto girovagare per l’Italia: Spezia, Padova, Palermo, Modena e Reggina, dove segna il primo gol in A contro i rossoneri. Marino l’allenatore della svolta, suo pupillo: “Per me è stato un onore averlo allenato”. Commenti a Inzaghi ora, “DiGe” è tutto suo. Regista “stellato” col placet di Pippo.
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