Un figlio ti cambia la vita. Non è un semplice luogo comune. Per conferma chiedere a Jhon Lucumí, che da qualche tempo ha scoperto che diventerà padre del piccolo Liam. Maturità e responsabilità, si possono sintetizzare così gli ultimi mesi del difensore colombiano che ha scelto Bologna e la Serie A anche per questo. Uno step professionale, ma anche come uomo. Giocare in uno dei top 5 campionati dopo essere stato protagonista in Belgio e in Champions League con la maglia del Genk.
Nel capoluogo emiliano Jhon vive con Daniela, che è la cognata di Frank Fabra, terzino del Boca Juniors e compagno di nazionale. Chi lo conosce lo descrive come un ragazzo timido e riservato, come si evince anche dal profilo privato su Instagram e dal fatto che si trovino solo un paio di interviste sul web, ma in campo si fa riconoscere in quanto a personalità e aggressività. Lo sa bene Posch con il quale ha avuto un battibecco nel primo tempo della gara contro l’Inter, ma anche Lukaku, Dzeko e Lautaro Martinez, che al Dall’Ara hanno sbattuto contro El Muro, nonostante qualche sbavatura: tutti i duelli aerei vinti e l’89% dei passaggi completati contro i nerazzurri per il difensore caleño.
Una crescita nel rendimento frutto anche della grande applicazione del classe 1998, non solo negli allenamenti, ma anche fuori. Infatti, da circa un anno e mezzo, John ha iniziato a lavorare con un match analyst per studiare gli avversari e per correggere i propri errori. E i risultati sono visibili: il Bologna lo ha acquistato per 8 milioni la scorsa estate, dopo che il direttore dell’area tecnica Sartori lo aveva seguito anche all’Atalanta, così come Sassuolo e Verona. Una trattativa iniziata a fine luglio e conclusa il 18 agosto, dopo che il ds Di Vaio era andato in missione in Belgio per sbloccare la situazione.
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Un fisico possente grazie ai 187 cm d’altezza e un mancino educato. Dall’esordio a San Siro contro il Milan alla vittoria contro l’Inter: 24 presenze sia da centrale di destra che di sinistra e 1 assist in rossoblù sin qui per Lucumí, che aveva iniziato a giocare da attaccante nella scuola del barrio San Luis di Cali, per poi passare a quella del Boca Juniors e a quella del barrio Álamos de Cali. Una figura importante nel suo cammino è stata nonna Guillermina, che lo portava agli allenamenti, visto che suo padre Marino lavorava come meccanico industriale, mentre mamma Lida era casalinga. A spostarlo al centro della difesa invece è stato Américo Orbes, dopo averlo allenato una settimana con scarsi risultati davanti alla porta. A 11 anni Lucumí è entrato nelle giovanili del Deportivo Cali e siccome il club non aveva la categoria 1998 ha dovuto giocare per un anno con compagni più grandi.
Il debutto in Prima Squadra per Jhon è arrivato nel 2015 grazie a Fernando ‘Pecoso’ Castro che lo schierò terzino contro il Cortuluá. Nel 2016 è stato allenato da uno dei suoi idoli, nonché una vecchia conoscenza del calcio italiano come Mario Yepes. “Mi fece capire quanto fosse importante per i difensori terminare le partite con la porta inviolata”, aveva rivelato Lucumí in un’intervista a Caracol Radio. Il 2018 è stato l’anno della svolta, quando è diventato titolare del club azucarero, ma dopo appena 6 mesi è stato venduto al Genk e convocato per la prima volta in nazionale maggiore per le amichevoli contro Venezuela e Argentina. Oggi Lucumí vanta 211 partite con i club, delle quali 158 in Europa, oltre a 8 presenze con Los Cafeteros con cui spera di diventare una delle nuove colonne del ct Nestor Lorenzo, proprio come ha fatto dal suo arrivo in rossoblù con Mihajlovic e Thiago Motta.
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