La lunga intervista dell’ex difensore a La Gazzetta dello Sport
Rischiare la vita in un incidente domestico, a causa di un camino ecologico esploso in casa. “Sono qua a raccontarlo, Dio mi ha dato un secondo tempo della partita: ci vorrà tempo per superare lo shock, soprattutto nella testa”. A parlare è Lúcio, ex difensore brasiliano dell’Inter. “Ci vorranno ancora alcuni mesi prima di poter tornare al 100%, però posso dire che il peggio è alle spalle. Il ricovero è stata la cosa più dura, un vero trauma. Le ustioni sono un tipo di lesione molto difficile da affrontare, sia fisicamente che psicologicamente. Continuo ancora il trattamento sulla pelle, che è lungo, ma sto migliorando”.
A La Gazzetta dello Sport, l’ex calciatore ha raccontato di una tragedia sfiorata che gli ha ha lasciato il 18% del corpo ustionato e 20 giorni di ricovero tra terapia intensiva e interventi delicati.
“È avvenuto in maniera improvvisa, mentre cenavo a casa di amici, poco dopo aver festeggiato i miei 47 anni l’8 maggio”, racconta il brasiliano. “A un certo punto il camino si era spento, e purtroppo un amico, nel tentativo di ravvivare il fuoco, ha gettato sopra un bidoncino di alcol e lì c’è stata l’esplosione. Io ricordo soltanto le fiamme sul volto, sulle braccia e sulle gambe. Mia moglie, non è rimasta ferita e a quel punto mi sono lanciato in piscina. Sono stato trasferito da Brasilia al Rio Grande do Sul il 21 maggio, e ricordo bene la difficoltà a dormire per via del dolore. Non avevo mai passato così tanto tempo in ospedale, le operazioni sono state necessarie per rimuovere tessuti e medicazioni particolari. A questo punto vorrei anche lanciare un messaggio”.
Quale? “Quello che mi è accaduto deve ricordarci quanto sia importante prendersi cura di sé e degli altri. Ho vissuto qualcosa che non avrei mai immaginato, ma ho imparato che a volte basta poco per evitare le tragedie: attenzione, lucidità, gesti semplici. Prendetevi cura di voi, proteggetevi: ne vale la pena. Ma per fortuna adesso c’è… l’Inter”.
Tre anni all’Inter, tanti trofei e uno storico trofeo. Tra i compagni di squadra – e di reparto – c’era anche Chivu, oggi allenatore dei nerazzurri: “Sembra che sia lì da sempre! Pensare che a 15 anni dal Triplete uno di noi alleni la squadra è un orgoglio. Se penso a lui, mi torna in mente la nostra grande difesa, la nostra voglia di aiutarci che può essere ispirazione anche adesso. Penso alla notte col Barcellona: scherziamo ancora sul bus parcheggiato davanti alla porta, per caricarmi e spezzare la tensione Cristian mi ha detto che avremmo sgonfiato il pallone a Messi. E così è stato. Ora dovrà dimostrare sul campo capacità e competenza ma, da difensore, la sua nuova idea di pressing mi piace”.
Da doppio ex della gara, Lúcio presenta così il derby d’Italia contro la Juventus: “Partiamo dai big che sono rimasti: Lautaro e Thuram non ce li ha nessuno in Italia, anche se stavolta con Bremer sarà una bella sfida perché avranno contro un difensore straordinario che cambia la Juve più di qualsiasi nuovo acquisto. Poi Calha, anche se criticato, è il regista migliore del campionato e gli italiani della squadra, da Barella a Dimarco, raramente sbagliano. Detto questo, per me la priorità è sistemare la difesa”.
In che modo? “L’aggiunta di un giocatore tanto esperto come Akanji può aiutare molto. Troppe reti incassate per una squadra così forte sono un problema, bisogna avere il piacere di marcare individualmente e di soffrire per il gruppo. Se tutti remano nella stessa direzione, si può fare una stagione diversa, con possibilità concrete di vincere titoli. A Torino non prendere gol è sempre complicato, ma l’Inter può farlo”.
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