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L’Itaca di Lucas Pérez: “Depor, lo faccio per amore”

L’amore si può esprimere in piccole cose: con un abbraccio, con uno sguardo o un sorriso. Per Socrate è mancanza e ricerca. Per Lucas Pérez è tornare in tre momenti diversi della carriera nella squadra della sua città. Tre volte a La Coruña, per indossare la maglia del Deportivo. L’hombre del pueblo, così lo chiamano da quelle parti: “Il Deportivo è la mia vita. Rappresenta la mia città, è dove sono nato e cresciuto. È la squadra che ho sempre tifato da quando ero piccolo”. racconta l’attaccante a gianlucadimarzio.com. Identificarsi in ognuno di loro, in un movimento che non conosce confini e generazioni. Amare e sapersi far amare. Giocare per loro e con loro. 

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photo credits: Alberto Bornati

Aiutare una città intera: la nostra intervista a Lucas Pérez

In 5 minuti (o poco più) c’è una parola che Lucas Pérez ripete: “aiutare“. Lui è tornato per questo, riducendosi lo stipendio e pagare di tasca sua: “Ho pagato la clausola per poter aiutare: l’ho detto fin dal primo giorno che il mio obiettivo era quello, sentirmi utile. Volevo portare tutta l’esperienza accumulata nel corso della mia carriera, tutto il necessario tanto a livello sportivo quanto strutturale e sociale. Sono orgoglioso: stiamo raggiungendo gli obiettivi passo dopo passo con il lavoro, col sacrificio e con molta voglia di sognare”. 59 gol e 52 assist divisi in 10 anni, a momenti alterni: “Sono tornato qui perché lo volevo fortemente. Non c’era niente di meglio che venire qua ad aiutare. Lo volevo ed era l’unico modo possibile: tornare a casa, aiutare il Deportivo.

 

photo credits: Alberto Bornati

Un quartiere, un ricordo per sempre

Un pallone, un muretto scolorito e il nonno che passa insieme a te un pomeriggio intero dietro casa, con la nonna che veglia dalla finestra. Lucas Pérez ha vissuto un’infanzia semplice e, proprio per questo, indelebile: “Un luogo legato alla mia infanzia è il mio quartiere, Monelos. È dove sono cresciuto, dove ho vissuto con i miei nonni. È il luogo che guardo con più affetto perché lì ho vissuto i momenti migliori e dove ho iniziato a giocare a calcio, perché dopo mi sono trasferito a 15 anni. È il ricordo più importante per me: queste sono le mie radici”. Tante ore sotto il sole per sognare in grande, senza sapere che un giorno sarebbe diventato l’idolo dei suoi stessi vicini e amici.

Il gol di una città

Gli facciamo prendere in mano un cellulare e appena intravede il video che gli stiamo per far partire, i suoi occhi si riempiono di gioia. Poi l’esclamazione: “Un grande momento, eh… Molto bello!”. E il commento: “È stata una liberazione, lì sono partiti i festeggiamenti. Sono contento di aver segnato quel gol ma penso sia il gol di tutta la città. È stato il momento in cui ci siamo allontanati da una categoria che era molto complicata per il Deportivo, tanto a livello sociale che per la città”. Lucas Pérez fa riferimento alla sua rete segnata contro il Barcelona B lo scorso maggio: una punizione vincente che ha regalato la promozione in Segunda División al Depor. “Si tratta di un gol che significa sollievo per tutta la città, che libera tutti, in una stagione in cui all’inizio le cose non andavano bene e poi alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo. È il gol del Deportivo, che tutti sognavano e desideravano: una liberazione per tutti, abbiamo esultato perché finalmente eravamo tornati nel calcio professionistico”.

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Il sogno di una vita

“L’obiettivo è portare il Depor in Primera División. Traguardi da raggiungere sul campo, e soprattutto fuori: “Dal primo momento che sono tornato qui, volevo semplicemente aiutare: non solo in campo. Fare in modo che la gente si senta identificata, crescere a livello sociale e in tutti gli ambiti. Lotteremo per tornare in Primera División, ma il mio sogno si è già realizzato: da quando avevo quattro anni volevo essere un calciatore professionista e giocare nel Deportivo La Coruña. Gli stessi bambini che ai piedi del Riazor indossano una maglia con il suo nome stampato sulla schiena.

photo credits: Alberto Bornati

“Sono stato lontano diversi anni. Ora mi piacerebbe concludere qui la mia carriera. Tante le istantanee raccontate. E prima di andarsene dal centro sportivo di Abegondo, si concede qualche minuto per salutare ogni tifoso. Uno a uno. Partenze e arrivi si intrecciano ai ricordi di una vita: il quartiere, i gol e una città. L’Itaca di Lucas Pérez si chiama Deportivo La Coruña.

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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