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Papà calciatore e mamma italiana: Luca Oyen, il 16enne che ha incantato il Genk

Il calcio se lo porta dietro, come il cognome di quel papà che in Belgio ricordano bene. Davy Oyen è partito da Genk prima di vestire le maglie di Psv, Anderlecht, Nottingham e della nazionale belga tra le altre. Prima dell’approdo in Inghilterra, però, la nascita di Luca. Il nome? Richiama il nostro Paese a causa di una moglie italiana e oggi potrebbe trarre in inganno. In inganno, invece, non possono trarre le cose che riesce a fare con i piedi. Luca Oyen non è un ragazzo come gli altri, timido e quasi schivo quando vede le telecamere e gli obiettivi dei fotografi. Classe 2003, fisico asciutto di chi ancora non ha passato troppo tempo in palestra, il giovane belga ha oggi mandato in tilt la difesa del Napoli Primavera che il suo Genk ha affrontato nel secondo turno di Youth League. 

Una sola particolarità: Luca ha 16 anni e la Youth League sarebbe una categoria destinata a chi ha uno o due anni in più. Ma l’età non è mai stata un problema per il ragazzo del Genk, uno bravo sempre a bruciare le tappe: è arrivato nel club belga undici anni fa, ha vestito la maglia di tutte le giovanili della nazionale, a 15 anni ha anche firmato il suo primo contratto da pro con il club che ha investito su di lui. E ha investito così tanto da mandarlo in campo coi più grandi: “Non ci siamo mai creati problemi da questo punto di vista, lavoriamo coi giovani ma devono essere sempre pronti”. 

Van Dessel, il suo attuale allenatore, non sembra essere il tipo abile a concedere troppi privilegi ai suoi ragazzi, il volto duro che sa però di avere tra le mani un grande talento. “Si, Mazzù lo sta seguendo come segue tanti altri calciatori delle nostre giovanili. È difficile non seguirlo con interesse. Il nuovo De Bruyne? È ancora giovanissimo, può giocare anche con i più grandi perché è più di un bravo calciatore, ma ne abbiamo anche altri. Noi proviamo sempre a portare in prima squadra i nostri calciatori, vogliamo che abbiano una possibilità di arrivare in alto”. In alto ci arriverà di certo se continuerà a fare quanto fatto oggi in campo. Seguendo la strada già tracciata da un vivaio che è tra i più floridi e talentuosi del continente, che negli ultimi anni ha visto passare alcuni tra i migliori giocatori in circolazione. Il suo curriculum dice “mezzala” alla voce ruolo, ma di certo Luca è libero di fare in campo quello che vuole: parte da destra, si accentra, torna sul lato, ne salta in sequenza di avversari. Lui, invece, si dice fan juventino a microfoni spenti, forse perché Cristiano Ronaldo non può non essere il tuo idolo se giochi nella sua stessa zona di campo.

Non è un goleador irresistibile, ma gli piace sapere che gli altri segnano grazie a lui: da una sua giocata, oggi, è nato così il rigore che ha portato il Genk in vantaggio ed è stato assoluto protagonista del 3-1 con cui ha avuto la meglio. Si toglie gli scarpini prima del fischio finale, sostituito, se ne torna negli spogliatoi con il volto tranquillo e senza salutare chi è corso a vedere il suo immenso talento da coltivare. Gli scout, di certo, che arrivano a Genk da mezza Europa, poi anche papà Davy, presenza fissa in tribuna, l’uomo di cui oggi Luca segue le orme. E magari in futuro proverà a seguire anche quelle di mamma, se un giorno la Serie A dovesse innamorarsi di lui come già hanno fatto i tifosi del Genk.

A cura di Gennaro Arpaia 

Redazione

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