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“Facevo 900 km per vedere el mi Mic”. Tutto il mondo di Lovato: dal Canossa allo Stadium

Immancabile. In ogni allenamento. Con la pioggia, con il vento, con la nebbia. Bicicletta, k-way e pedalare al campo. È il mondo di Matteo Lovato. A Conselve, in provincia di Padova. Qui, spesso, il cielo si fa tutt’uno con i campi di granoturco e barbabietole. Come lui, immancabile ad ogni partita, anche papà Stefano. Un vizio di famiglia: “Ho fatto migliaia di chilometri per vedere 'el mi Mic' giocare. E io non so niente di calcio, non ho neanche visto i Mondiali”.

Ovunque ti seguirò

Ma le partite di Matteo le ha viste eccome, racconta ai nostri microfoni in esclusiva. Con la maglia del Padova, del Genoa e ora all’Hellas: “Ho consumato tante macchine. Partivo da Candiana la domenica alle 7 di mattina e mi facevo ore e ore di viaggio da solo per andare a vederlo. Tornavo anche all’una di notte a casa. Ero felice”. Torino, Genova, Milano, Piacenza, Firenze, Novara: tutto in giornata. “Ho fatto tutte le trasferte. Mi sedevo in tribuna con la mia macchina fotografica professionale e mi limitavo a scattare foto a Matteo, non ho mai sbraitato o urlato contro arbitri e giocatori avversari. A me basta vedere mio figlio. Il suo 16esimo compleanno l’ha festeggiato a Carrara dopo una partita. Ho portato le pastine per tutta la squadra”.

Su e giù per l’Italia anche per un saluto fugace al suo bambino: “Nel 2017 dopo aver fatto 900 km per Vinovo non ho potuto neanche abbracciarlo o parlarci. L’ho visto a 70 metri che mi salutava e poi più nulla. Mi sono detto che quel Juventus-Genoa sarebbe stata la mia ultima trasferta. Era una bugia, ovviamente: “Lo sono andato a vedere altre mille volte. L’ultima? Verona-Udinese al Bentegodi qualche settimana fa”. La Juventus è nel destino di Matteo già dal settore giovanile. Ora l’ha incontrata in Serie A, allo Stadium. E con una partita monumentale da migliore in campo con l’Hellas, è riuscito a portare a casa un punto che vale tanto.

Un ragazzo con la testa sulle spalle. Bravo in campo, bravo a scuola. Stefano è andato anche a parlare con i professori di “Mic” a Genova: “Erano stupiti che avessi fatto tutta quella strada. Mi hanno detto che andava bene. Comunque quando era a Padova è uscito dal Calvi con la media dell’8. Ma non ha mai studiato granché” ride. Il campo toglie tempo ed energie. El mi Mic sa che quando ha bisogno papà c’è sempre”, conclude Stefano con orgoglio.

Canossa=Casa

“A volte si infortunava nella sessione del giovedì, prendeva qualche botta o una storta. Tutti pensavamo che la domenica non ce l’avrebbe fatta a giocare la partita. Ed eravamo puntualmente smentiti”. Un tuffo nei ricordi di Mauro Gallo, responsabile tecnico del Canossa, la primissima squadra di Matteo dai 6 ai 9 anni. Il piccolo si presentava al campo, entrava e dominava: era già leader della difesa a 7 anni. Faceva reparto da solo, era tosto. Vinceva tutti i contrasti. E i suoi movimenti di allora li riconosco anche ora che è in Serie A. Il Padova lo voleva già nel suo settore giovanile a 8 anni. Il ragazzo però all’inizio non voleva lasciare il sui mondo e ha fatto un altro anno da noi con i 1999”.

Il classe 2000 era già un gigante e li ha surclassati tutti. Giorgio Molon, il responsabile del settore giovanile del Padova di allora, conferma: “L’ho inseguito per due anni senza sosta. Lo volevo a tutti i costi nel nostro vivaio. Era un guerriero. Teneva i ragazzi più grandi di lui con facilità estrema e non li faceva passare”. Con Sullo in Serie C Lovato ha trovato continuità di rendimento, anche se spesso giocava fuori posizione: terzino. Ora, dopo la crescita nel Padova e mezza stagione nel Genoa, tiene ancora i più grandi: Morata e Dybala, per fare due nomi. 

Il sogno Serie A, in cui ha già 5 presenze con la maglia dell’Hellas Verona, si è avverato. Per il suo preparatore personale Andrea Schiavo è tutto meritato: “Ha una grande etica del lavoro. Quando è finito lo scorso campionato ha voluto subito svolgere delle sessioni individuali per prepararsi al meglio.  E il meglio, ora, deve ancora venire. Matteo il guerriero è pronto a stupire di nuovo. Con papà Stefano sempre al suo fianco.

Credits foto 3-5-6 @padovacalcio.it

Riccardo Despali

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