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Colombo, il “cobra” di Vimercate: “Sognare ci piace”

Ci piace sognare“. Parola di Lorenzo Colombo. I suoi sogni sono gli stessi del Monza, che ha vinto a Verona 3-1 grazie a una sua doppietta e si è portato a un punto dalla zona Europa

Colombo ha segnato il secondo e il terzo gol della sua esperienza in biancorosso. Entrambi da attaccante vero, da numero nove d’area; ma al tempo stesso ha dimostrato di essere perfetto per una squadra come il Monza capace di costruire la fase offensiva con qualità e tanti uomini. 

Lorenzo Colombo e il Monza: ora sognare è lecito

Sul primo gol è bravo a leggere la giocata di Colpani e a coordinarsi in scivolata; il secondo se lo inventa lui, partendo da lontano e tirando all’incrocio dal limite dell’area. Il “cobra” di Vimercate è questo: tecnica, potenza, classe.

Il suo idolo è Batistuta, tanto che qualche anno fa pubblicó su Instagram un montaggio in cui c’erano lui, Batigol e un leone. Non lo ha mai visto giocare (è nato nel 2002), ma ha imparato dai suoi video su internet. 

Palladino è orgoglioso: “Oggi hanno segnato solo giocatori brianzoli”. Caldirola e Colombo. Per Lorenzo il Monza è la squadra della sua provincia, il secondo vero step di una carriera cominciata al Milan. L’esordio da titolare in Europa League contro il Bodo/Glimt, il primo gol come indizio di sicuro talento. 

Palladino lo ha voluto fortemente in estate, il pressing sul Milan è stato continuo fino al buon esito della trattativa. Di lui ha sempre apprezzato le qualità umane, prima che calcistiche. Un “ragazzo d’oro“, lo ha sempre definito. Lui conferma questa fama coi piccoli gesti: come quando dopo la partita con l’Udinese ha consolato nel parcheggio dell’U-Power Stadium un bambino in lacrime, a cui non aveva potuto consegnare la sua maglia

Ora gli manca solo il gol in casa, dopo quello col Sassuolo e la doppietta all’Hellas. E mentre il Milan, che fa sempre più fatica a segnare, rimpiange il prodotto del suo settore giovanile, il Monza se lo gode e si aspetta da lui il definitivo salto di qualità. Per continuare a sognare. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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