“A Torino si gioca
il suo futuro? È uno scherzo del destino, e mi dispiacerebbe se gli
andasse male”. Cosa lega Moreno Longo a Piero Chiambretti? Una
maglia, un regalo. Non è la prima volta che l’allenatore torna a
Torino da avversario: era capitata l’occasione due anni fa, in
Coppa Italia, quando sedeva sulla panchina della Pro Vercelli. Altri
obiettivi, altre ambizioni. Questa sera con il suo Frosinone Longo si
gioca tanto, se non tutto. E sembra uno scherzo del destino che debba
proprio farlo contro la squadra che lo ha cresciuto anche da
calciatore e nella quale ha lasciato tra i più felici ricordi di
sempre. Suo è l’ultimo Scudetto conquistato dalla Primavera, sua è
anche la Supercoppa conquistata battendo la Lazio di Simone Inzaghi,
prima che quest’ultimo cominciasse a scalare posizioni nella prima
squadra biancoceleste.
“L’ho sempre
seguito con grande affetto” dice Chiambretti, che non può
definirsi amico di Longo. “Di fatto, ci conosciamo appena, ma ho un
ricordo che mi lascerà per sempre legato a lui”. Quale? “Era il
mio quarantesimo compleanno, io ero molto più giovane di adesso;
Moreno addirittura era ancora calciatore. Si presentò alla festa in
uno dei miei ristoranti, e mi portò una maglia del Torino, con
scritto: Chiambretti 40. Conservo da qualche parte ancora quella
foto, ogni tanto mi torna in mente”, continua il presentatore,
tifosissimo del Toro.
La storia di Longo
nel settore giovanile parla chiaro, mentre quella nella prima squadra
è ancora da scoprire, tra alti e bassi. “Sicuramente si è
dimostrato all’altezza in passato, e mi dispiace molto che possa
essere proprio il Toro a sancire il suo addio al Frosinone” dice
Chiambretti. Vecchi colleghi, vecchi giocatori, vip: l’accoglienza
che Torino riserverà oggi a Moreno Longo sarà unica per
l’allenatore, che si gioca una gara da dentro o fuori.
Anche perché lui è
così, riesce a lasciare il segno in molti. Tra i suoi ex giocatori,
quattro in particolare stanno avendo successo ad alti livelli: Gomis
(Spal), Barreca (Monaco), Parigini e Edera (Torino). Tutti, su di
lui, hanno mantenuto un ricordo notevole, famiglie comprese. Alcuni
genitori lo ricordano come un grande motivatore. I giocatori lo
definiscono grintoso, affamato. Anzi, a volte fin troppo duro, ma a
fin di bene. Sono i tratti distintivi di un allenatore che sta ancora
cercando la sua strada in Serie A.
Ma non è un
personaggio istrionico, non è mai sopra le righe, non è bizzarro.
Di abitudini particolari, infatti, se ne ricorda una sola, a pochi
minuti dall’inizio della partita: una formula precisa, prima di
entrare in campo. “Oggi vi voglio come…” e arrivava il
paragone, sempre diverso. Ha funzionato a lungo, con i più piccoli.
Deve ancora funzionare ora.
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