“Come Cassano”. Simone Lo Faso ha avuto un’investitura mica da ridere da parte di Maurizio Zamparini. Un paragone eccellente, con il ‘figlio di Bari Vecchia’ che esordì in A col Bari, proprio come questo figlio di Palermo portato alla ribalta della massima serie dal “suo” Palermo. Quella squadra che lo aveva lasciato andare quando era nei Pulcini e lo ha ripreso appena ha potuto, dopo un passaggio a Siena. Perché un talento così non poteva essere lasciato andare senza rimpianti e perché, alla fine, da bravo palermitano la mancanza di casa si sente sempre. Il sogno, quello di esordire in Serie A col Palermo, si è realizzato al termine di un anno da sogno per questo diciottenne funambolo con la maglia rosanero.
Dagli Allievi alla Serie A nel giro di un anno. Lo Faso, la scorsa stagione, aveva iniziato ad assaporare il clima della Primavera. Giovanni Bosi, saggiamente, decise di svezzarlo e di farlo partire spesso dalla panchina. Talento, sì, ma anche troppi riflettori addosso. Il rischio di bruciare un ragazzino con quelle qualità era troppo alto e anche al Torneo di Viareggio dello scorso anno, quello che vide il Palermo fare incetta di premi individuali per perdere il trofeo solo in finale con la Juventus, Lo Faso fa spellare le mani dagli applausi agli addetti ai lavori. Marcello Lippi lo elogia in diretta tv, Gianni Di Marzio (da poco diventato consulente di Zamparini) convince il patron a fargli firmare un nuovo contratto e da quel momento in poi Zamparini non lo perde d’occhio neanche un istante. Come nella sfida dei playoff Primavera contro l’Inter, nella quale Lo Faso entra dalla panchina e fa ammattire la difesa nerazzurra. La squadra di Vecchi passerà ai rigori e il vulcanico presidente del Palermo non si sottrae dal “bacchettare” Bosi. Perché? Semplice, Lo Faso andava fatto giocare subito. Un colpo di fulmine che lo porta a fare inserire il suo nome nella lista dei convocati per il ritiro della prima squadra.
Con i grandi, Lo Faso si esalta. Ballardini quasi stenta a crederci e, al di là di un infortunio occorsogli durante la preparazione, non esita a dargli spazio. Come in Coppa Italia contro il Bari, dove gioca venti minuti da restare a bocca aperta, a chiedersi se quello lì fosse davvero un diciottenne alla prima esperienza nel calcio dei grandi. Oppure come contro il Milan, quando De Zerbi finalmente gli dà la chance di esordire in Serie A. Uno stop da manuale, due dribbling in area e un cross rasoterra che non trova compagni pronti a ribadire la palla in rete. La prima azione di Lo Faso in massima serie stava per diventare un gioiello da tramandare ai posteri, ma gli è mancata un po’ di fortuna. Un po’ come a Cassano, che all’esordio in A tornò a casa senza punti e una sconfitta nel derby col Lecce. Alla seconda, invece, sappiamo tutti cosa combinò contro l’Inter. Zamparini ci spera e continua a credere in quel paragone con Fantantonio. Lo Faso, intanto, dopo aver sognato la prima partita in A contro il Cagliari, ha coronato il suo sogno al cospetto del Milan. E in un momento così critico, chissà che De Zerbi non abbia intenzione di dargli ancora più spazio nelle prossime partite.
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