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Livorno, Luci e Dionisi ancora decisivi per la rinascita amaranto

Il Livorno guidato da Paolo Indiani ottiene la sua prima vittoria nel campionato di Serie D 2024/25 imponendosi sullo Sporting Triestina con un 2-1 pazzesco, maturato con entrambi i gol allo scadere. La particolarità? La partita, giocata allo stadio “Armando Picchi”, è stata ricca di emozioni e di significato: a deciderla sono state due leggende amaranto come Andrea Luci e Federico Dionisi. Perchè, in fondo, si torna sempre dove si è stati bene. 

È l’83° minuto di gioco, il Livorno è sotto 1-0. Ed è qui che si fanno vedere i veri campioni. Andrea Luci, centrocampista eterno, dall’alto del suo metro e 73 centimetri stacca più di tutti, impatta con la fronte e manda la palla in rete… ed è 1-1. Non c’è tempo di esultare, però: gli amaranto vogliono vincerla, forti anche del sostegno incessante dei loro tifosi.

A risolverla, quindi, ci pensa un’altra vecchia conoscenza del Livorno, Federico Dionisi. Dopo aver deciso a sorpresa di scendere di due categorie per riportare il “suo” club tra i professionisti, il bomber esordisce come solo lui sa fare. Quando agli amaranto viene fischiato un rigore a favore, infatti, non ci pensa due volte: palla in rete e sguardo al cronometro… è il 94’. 

Fonte: profilo Facebook @Unione Sportiva Livorno 1915

Dionisi-Luci di nuovo decisivi, insieme

Andrea Luci e Federico Dionisi, due figure emblematiche dell’ultimo decennio o poco più del Livorno. L’uno autentica leggenda amaranto da ben 406 presenze, l’altro il predestinato che, dopo aver vinto e convinto, torna a casa per aiutare quella che in fondo è ancora la sua famiglia.

Una storia di calcio romantico come poche se ne vedono ai giorni nostri… Da protagonisti indiscussi della promozione in Serie A nel 2013 alla D 2024/2025. Perchè al cuor non si comanda

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Simone Bianchi

Classe 2002, nato nel Varesotto. Cresciuto tra un record del mondo di Michael Phelps e un tackle difensivo di Vidić. Qualche soddisfazione tolta nel nuoto, meno nel calcio. Per riassumerla in breve, come dice Ligabue: “Nato senza i piedi buoni”. Ora inseguo quel sogno, diventato obiettivo, di raccontare lo sport a tutto tondo, per trasmettere quelle emozioni che mi hanno cresciuto fin da bambino.

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