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Liverpool-Roma, la famiglia Pallotta divisa… dalla scaramanzia: Michael ad Anfield, James a Londra

Se arrivi ad una finale di Champions League 34 anni dopo l’ultima volta, la scaramanzia non solo deve esserci, ma deve obbligatoriamente scadenzare ogni gesto, comportamento e pensiero su quella che sarà LA partita. Liverpool e Roma scenderanno in campo questa sera ma in tribuna ad Anfield non ci sarà il presidente della Roma James Pallotta: Non sarò allo stadioha ammesso ad ESPN.comperché ho le mie superstizioni. Non sono andato all’ultima partita d’andata a Barcellona e poi sono andato al ritorno in casa e quindi continuerò a fare le stesse cose. Se tornassi ai giorni in cui giocavo a basket, dalle scuole superiori in avanti, metterei prima il calzettone sinistro e poi il destro, la scarpa sinistra e poi la destra, legare prima la scarpa sinistra e poi la destra. Se la mia scarpa destra si fosse slacciata, allora sarei dovuto tornare indietro e sciogliere la mia sinistra…ho questi piccoli capricci”.

Superstizioni le chiamano chi non ci crede, semplici gesti da rispettare per tutti gli altri. Una febbre europea che però non ha contagiato il figlio del presidente giallorosso. Michael Pallotta è a Liverpool e questa sera sarà ad Anfield. Una presenza discreta, sempre al seguito della squadra. Più da tifoso che in altre vesti, soprattutto quelle “familiari”. E’ una semifinale di Champions League, un’occasione irripetibile. Scaramanzia sì, ma fino ad un certo punto. Papà James sarà vicino, a Londra, “ma non dirò pubblicamente dove. C‘è un ristorante italiano a Londra dove Franco Baldini e alcuni di noi hanno guardato le gare in passato, quindi saremo in uno di questi posti”. Ma sul sogno finale di Kiev ha le idee chiare: “So dove si trova Kiev, ma non ci sono mai stato. È una bella città, un amico che viene da là me ne ha parlato. Mi piacerebbe andarci”. E le supersitizioni? “Non è una partita in casa per chiunque avrà la fortuna di giocarla…”.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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