A Liverpool si annoiava un po’: “Non c’è molto da fare, è un po’ strano”. Pioggia e cielo grigio, il tempo ha le sue colpe. Meglio il sole di Siviglia: “E’ casa mia, il mio sogno è tornare al Sanchez Pizjuan”. Sogni e aspettative. Un presente di idee chiare: “Non resterò un altro anno ad Anfield senza giocare”. Promessa mantenuta, Luis Alberto sbarca a Roma e abbraccia la Lazio. E’ lui l’erede di Candreva (anche se per caratteristiche ricorda Keita). Niente Dirar quindi, arriva lo spagnolo. Ricordiamo i costi: poco più di 7 milioni, 5 più 2 di bonus. Quesito: chi? Soluzione: esterno del ’92, anche trequartista. Un passato da attaccante: “Segnavo sempre nelle giovanili”. Dribbla e si inserisce. Punta e si accentra, spesso conclude a rete. Sforna tanti assist.
Luis dice la sua: “Gioco da centrocampista, mi trovo bene”. Diverse qualità: “Amo gestire il pallone, ho una grande visione di gioco. Posso giocare anche in altre zone del campo”. Ambizione: “Voglio continuare a crescere, sempre di più”. Andaluso, sevillista. Piedi sul campo e testa a Cadice: “Da piccolo era la mia squadra, non la dimenticherò mai”. Marito doc: “Senza Patricia non saprei come fare!”.
Specie con l’inglese, a Liverpool era lei la traduttrice. Hobby: gioca a padel, ama i film e legge il Diario di Anna Frank. Il piatto preferito, poi, non può mai mancare: “Patatine fritte con le uova”. L’anno scorso bene bene al Deportivo: 6 gol e 8 assist in 31 presenze. Uno score che sa di rivincita. Meglio, rinascita. Poiché Luis Alberto, negli anni, si è portato dietro l’etichetta di eterna promessa. Mai esplosa, mai sbocciata. Un peso da portare. In balia tra il “bravino” e quel “potrebbe dare di più” che ha scandito la carriera (è un ’92). L’Atlante del pallone. Talento, tanto. Concretezza, poca.
Gol a grappoli nel Sevilla Atletico, anche l’esordio in prima squadra: “Un sogno che si avvera, ho i colori nel cuore”. Tifosissimo lui, guarda tutte le partite. Poi il Barca B. Benissimo lì, 11 gol e tanti applausi (insieme a Patric, ex compagno). Ah, 18 assist. Infine il Liverpool per 8 milioni. Tanti, come la pressione. Parte anche bene ma “cammina da solo”. Non si esprime e non si ambienta. Resta un anno, poi saluta. Tempo di fare i bagagli e andare a Malaga (15 presenze, 2 reti), guadagnandosi la chiamata del Depor. Rinascita, appunto. Colpi non più a vuoto, volèè di dritto. Stock. Ora la Lazio e tanti obiettivi. Su tutti, dire adios alle etichette liberando il suo talento.
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