Cina-Italia. Ma non per tutti è solo andata. Perché alle volte c’è anche un ritorno. Un nome su tutti: Lippi. “Il Marco Polo del calcio cinese”. Pioniere. Seguito a ruota da.. Maddaloni. Chi? Ex allenatore della Primavera della Juve e successivamente del Carpi in Lega Pro. “In Cina siamo arrivati 5 anni fa quando era un mondo ancora sconosciuto. Ci prendevano per pazzi o, quantomeno, la gente pensava solamente all’aspetto economico del progetto” – ha raccontato in esclusiva per Gianlucadimarzio.com. Invece no. “Qua c’era un mondo che voleva emergere ma che era davvero indietro: fu decisivo Lippi che creò i presupposti per sviluppare il calcio in Cina”.
Maddaloni, made in China, ormai. Tante esperienze per lui, prima come vice tra Lippi e Cannavaro al Guangzhou, poi ‘prestato’ al Wuhan Zall di Ferrara per 4 mesi. Adesso ancora Lippi, manca poco. Ormai è di casa. “La Serie A cinese, la Super League, può vantare una qualità molto alta: se i due o tre top team del campionato giocassero in Italia, potrebbero lottare per un posto in Champions. È un movimento davvero in costante crescita, soprattutto per i grossi investimenti in tecnici stranieri”. Classica meta per giocatori a fine carriera in cerca solamente di contratti faraonici? Tutt’altro: “I top player che arrivano dagli altri campionati non incidono più di tanto. Vi faccio un esempio: Pellè. Sta facendo benino ma non benissimo. E quando noi col Guangzhou affrontammo in Intercontinentale il Bayern ce la giocammo terminando il primo tempo 0-0”.
Un argomento caro, la Cina. Tuttavia, riavvolgendo il nastro della carriera di Maddaloni è impossibile non soffermarsi sulla sua Juve. Quanti talenti sono passati da quella Primavera dell’annata 2008/09: uno su tutti, quel Iago Falque che con 4 gol già messi a segno in questa Serie A sta stupendo con la maglia del… Torino! Ricordi che riaffiorano, voce che cambia tono palesando un pizzico di emozione: “Sono stato il suo primo allenatore italiano. Con Iago avevo un ottimo rapporto”. Flashback: “Arrivò dal Barcellona quando ancora era praticamente sconosciuto e si allenava un po’ con noi, un po’ con la prima squadra. Inizialmente fece fatica perché dovette confrontarsi con un calcio completamente diverso da quello spagnolo”. Definito “Un ragazzo eccezionale: allegro, simpatico e con cui fa piacere stare in compagnia” ma soprattutto “grande professionista e volenteroso di migliorarsi”.
Eppure l’esplosione dello spagnolo non fu così scontata, anzi. Dovette fare diverse esperienze tra Inghilterra, Spagna e di nuovo Italia prima di consacrarsi definitivamente. Ad ogni modo, quelle qualità innate prima o poi sarebbero dovute emergere: “Me lo aspettavo un rendimento simile per le sue qualità ma ad un certo punto ho iniziato a temere che il calcio italiano non fosse il più adatto a lui visto quel suo modo molto ‘spagnolo’ di giocarlo. Fortunatamente poi, è riuscito a far vedere di cosa è capace”. A chiunque abbia vissuto la maglia della Juve, vedere un giocatore del vivaio bianconero diventare grande in granata dovrebbe fare un certo effetto. Non a Maddaloni: “Ho vissuto la stessa cosa con Immobile, anche se entrambi nella prima squadra della Juve non hanno praticamente mai giocato e quindi, secondo me, non c’è un vero e proprio ‘trapasso’. Dopotutto, immagino che entrambi saranno per sempre riconoscenti ai bianconeri”. Infine, un simpatico aneddoto di quel Iago Falque rimasto davvero a cuore al suo ex allenatore: “Con lui scherzavo sempre e sapevo che giocava tantissimo alla Playstation, così un giorno gli dissi che prima o poi l’avrei battuto. Lui accettò la sfida – conclude – ma non ci fu mai l’occasione di giocarla perché io finii l’anno in prima squadra con Ferrara e lui a fine stagione poi cambiò maglia”.
Riposto il cassetto dei ricordi, è tempo di tornare a guardare avanti: il rientro in Cina è ormai alle porte. Non prima di un’ultima promessa: “Quando Lippi smetterà potrei tornare”. E magari far sì che la sua strada e quella di Iago Falque si incrocino di nuovo, perché no: dopotutto, il primo allenatore italiano non si scorda mai. E dopo giri immensi, poi possono anche tornare.
Alberto Trovamala
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