E pensare che questa doveva essere casa sua. Wanda Metropolitano, l’Atletico Madrid, mesi di corteggiamento e un’operazione che pareva fatta: Lautaro Martinez si era promesso ai Colchoneros, era dicembre, ci si era spinti anche oltre i contatti e l’accordo verbale. Un affare impostato per prendere quel ragazzino terribile che aveva incantato la Bombonera con una doppietta e la 10 sulle spalle del suo Racing di Avellaneda, il regno che è stato di Diego Milito. Il Principe lo ha nominato suo erede in tempi non sospetti, Lautaro ha sempre risposto sul campo. Presente? Di più: talento. Purissimo talento.
Il destino è un attimo, è l’acrobazia con cui segna… non con l’Atletico ma contro, perché otto mesi dopo è l’Inter a godersi quell’argentino tutto ‘garra’ che vede la porta come pochi. Proprio davanti a Simeone, allo stadio che lo aspettava, la dirigenza che ha provato in ogni modo a farlo tornare sui propri passi quando Lautaro ha fatto dietrofront e ha scelto l’Inter. Il consiglio di Milito, il corteggiamento di Zanetti, poi la missione con Ausilio a chiudere un colpo che in molti hanno provato a far saltare, dal Borussia Dortmund agli stessi Colchoneros. Niente da fare: Lautaro Martinez ha voluto l’Inter, con forza, è bastato un attimo.
Come per quella perla che ha fatto applaudire il Wanda: Lautaro oggi è un avversario, Spalletti lo coccola, lo prova prima trequartista poi accanto a Icardi dal primo giorno di ritiro. Il risultato non cambia, ‘el Toro’ fa gol. Sempre. E adesso anche bellissimi: la volée che buca Oblak è la fotografia della notte di un’Inter che contro l’Atlético si sente europea grazie a un argentino, ogni cosa al suo posto.
Non è Milito, ma lo manda il Principe: un’amichevole, chiaro, eppure Lautaro è partito fortissimo. Anche nello splendido salotto del Wanda, dove lo aspettavano. Uno che segna una doppietta al Boca alla Bombonera a 20 anni sa come si fa…
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