L’Inter, la “Dolce vita” e una vita dedicata al calcio. E’ morto Antonio Valentin Angelillo
Nato in Argentina nel ‘37, naturalizzato italiano, se lo ricordano soprattutto i tifosi interisti. Vestì la maglia nerazzurra dal ’57 al ‘61, segnando 77 reti in 127 presenze nella sua stagione migliore (capocannoniere nel campionato ‘58/’59). Poi lo scontro irreparabile con Herrera, che lo accusava di rendere meno sul campo per la poca professionalità nella sfera privata. La “dolce vita” della mezzala portò il club a cederlo alla Roma nel ’61. Rimase nella Capitale per quattro anni, da regista in mezzo al campo apprezzato da giornalisti del calibro di Brera; poi passò al Milan di Liedholm ma non fu una stagione felice, anche perché la maglia rossonera dopo una carriera nerazzurra alle spalle non fu cosa gradita ai tifosi. Proprio in rossonero però vinse uno scudetto dopo la piccola parentesi col Napoli. Nel 1971 abbandonò la carriera agonistica per intraprendere quella da allenatore. E fu con lui che l’Arezzo vinse la Coppa Italia di Serie C e tornò in B dopo diversi anni. Sedette sulla panchina di diverse squadre ma quella città divenne il suo posto, quello in cui vivere.
E’ mancato ieri a Siena, a 81 anni ancora da compiere, lasciando come calciatore numeri da record e come osservatore un’intuizione per cui i tifosi nerazzurri gli saranno sempre grati: il loro eterno capitano Javier Zanetti.
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