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L’incubo di Smith: “Il tiro di Riise nel 2006 mi ha rovinato la vita”

Il calcio è emozione, gioia e dolore. E’ esultare allo stadio o piangere davanti al televisore, abbracciarsi con gli amici per festeggiare o consolarsi a vicenda. Il calcio, però, per qualcuno è anche vita all’ennesima potenza, lavoro, passione indescrivibile. Può regalare le soddisfazioni più grandi di sempre, ma anche far male. Anche tanto, per davvero. Vedere per credere: la storia di Alan Smith, ex calciatore del Manchester United, sta facendo il giro del mondo. Svincolatosi in estate dal Notts County, squadra inglese di League Two, Smith ha deciso di raccontare a tutti il suo rapporto con il pallone. Un pallone che l’ha ferito, in tutti i sensi.

La drammatica storia di Alan comincia ben dodici anni fa, in occasione di un Liverpool-Manchester United del 2006. John Arne Riise, esterno norvegese dei Reds che in futuro si sarebbe poi trasferito alla Roma, tentò di calciare in porta, ma il suo tiro fu ribattuto proprio da Smith. Risultato? Una caviglia slogata e una gamba rotta. I medici fecero ingresso in campo, Smith uscì in barella. E riprese ad allenarsi sette mese più tardi. Ma non è tutto.

“Ancora oggi, provo un forte dolore – ha rivelato Smith in un’intervista al Mirror -. Ogni mattina, non mi riesco ad alzare dal letto, ho la caviglia indolenzita e irrigidita. Sin dal giorno del mio ritorno sul campo, mi sono reso conto che qualcosa era cambiato, che provavo un fastidio tale da non poter più giocare come sapevo fare prima. Ma ho lottato con me stesso, ho sempre amato il calcio e nessuno me lo poteva levare, mi ripetevo. Avrei potuto ritirarmi ed essere da tutti ricordato come un ex calciatore di Premier League. Invece, ho accettato una carriera nelle serie minori”.

Redazione

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