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Dal presidente Lopez e il ds Campos alla stella Pépé: i segreti del Lille

"Quattro o cinque giocatori partiranno quest'estate". Uno su tutti: "Pépé entra in una fascia di prezzo che non può essere rifiutata". Il supermercato Lille è aperto, parola del presidente Gerard Lopez. Pezzi da novanta in esposizione, da Thiago Maia a Jonathan Bambà. 

Dal rischio retrocessione alla zona Champions, dal 17° posto della stagione scorsa alla manita di ieri al Psg. Sì, cinque gol. Mai la squadra di Tuchel – in dieci dal 36' – ne aveva presi così tanti quest'anno. Era tutto pronto per l'ottavo titolo del Psg, bastava una vittoria per fare festa. 'Bastava', parolone quando dall'altra parte c'è uno dei migliori talenti della Ligue 1 come Nicolas Pépé: con quella di ieri è salito a 19 reti in campionato, meglio di Neymar e Cavani. Solo Mbappé sopra di lui. Secondo posto, +8 sul Lione e qualificazione diretta ai gironi di Champions sempre più vicina.

Ma Pépé è solo l'ultimo di una serie di talenti passati per Lille. Uno su tutti? Eden Hazard, la cessione con l'incasso più alto nella storia del club. Altri tempi, era il Lille di Payet e Digne, con Landreau in porta e Rudi Garcia in panchina.

Il presidente Lopez

Ed è proprio dai tempi di Garcia che il Lille non vince un trofeo. Ma a inizio 2017 arriva la rivoluzione firmata Gerard Lopez, un uomo d'affari lussemburghese che ha girato il mondo. Le sue passioni sono le macchine – in Lussemburgo ha un capannone con più di cento auto – e il calcio, nel quale entrò in punta di piedi: prima acquistò un piccolo club lussemburghese, poi inziò a prendere le percentuali dei cartellini dei giocatori brasiliani. Ci riuscì anche con Gerson, ottenendo il 22,5% del centrocampista ai tempi della Fluminense. "Il segreto è trovare l’opportunità giusta. Svilupparla, farla crescere senza fretta. E poi, al momento opportuno, vendere". E' la sua filosofia di vita.

Il ds Campos

Le scelte giuste al momento giusto. Lopez ha fatto bingo scegliendo Luis Campos come direttore sportivo. A dire la verità, il suo nome gli fu suggerito dall'amico e attuale direttore generale del club Marc Ingla, vice presidente del Barcellona dal 2003 a l 2008. Campos è uno che nella vita ha fatto di tutto. Ha iniziato come allenatore ma non andò benissimo: in Portogallo era chiamato 'campa', la tomba. Perché le sue squadre venivano seppellite nel cimitero delle retrocessioni.

Nel 2005 una parentesi come professore all'università, dove andava con le Porsche che poteva permettersi grazie ai soldi guadagnati facendo da consulente per i grandi club. Alt. Qui ci vuole un ruolo più importante: Mourinho lo porta al Real per studiare gli avversari. 

Bene ma non benissimo. Quasi sprecato. Perché il boom arrivò dietro la scrivania. Al Monaco diventò il mago delle plusvalenze. Lemar preso a 4 milioni e rivenduto a 70, Fabinhò acquistato per 6 e andò via a 45, con Bernardo Silva fece +55 milioni e con Bakayoko al Chelsea +37. Ma la più importante è quella di Mbappé al Psg, per la quale il Monaco incassò 180 milioni. Ds ma non solo: quando Kylian voleva andare via, fu proprio Campos a convincerlo a rimanere consapevole di avere un talento tra le mani. Mou voleva portarselo al Chelsea ma lui preferì rimanere al Monaco per continuare il suo progetto. L'uomo giusto quando c'è da rifondare, partire dal basso per tornare in alto.

"Non ha mai tempo da perdere, è sempre un passo avanti" dice chi lo conosce bene. Oggi si parla di un vero e proprio metodo Campos. Ogni stagione insieme al suo staff valuta circa tremila profili, soprattutto nella fascia d'età 16-23. Un tempo massimo di tre anni, poi si decide se andare avanti con lo studio o scartarli. La relazione non deve superare le dieci righe, e sul giudizio di un giocatore è decisivo il comportamento fuori dal campo. Esigente come pochi, pretende il massimo da se stesso e dal suo staff.

L'allenatore Galtier

Rapidità, organizzazione e verticalizzazioni. Così Christophe Galtier ha conqusitato il mondo Lille. Secondo miglior attacco e seconda miglior difesa della Ligue 1, impossibile competere con quei marziani del Psg. Ieri, però, è riuscito a vincere 5-1. Ambizioso e attento ai dettagli, da giocatore è stato tre stagioni al Lille (anche in Italia con una parentesi al Monza nel 1997-98). Da allenatore è diventato l'eroe del Saint-Etienne, vincendo una Coppa di Lega e qualificando la squadra in Europa per tre stagioni consecutive. Fantasia e gioco offensivo, cambia sempre tattica in base all'avversario da affrontare. Duttile. E' arrivato al Lille nel dicembre 2017 per sostituire Marcelo Bielsa, e in poco tempo ha rimesso in piedi la squadra portandola alla salvezza. Rinnovo fino al 2021 e voglia di arrivare lontano insieme.

La stella Pépé

Il presidente Lopez chiede a Campos di lavorare prevalentemente sul mercato brasiliano: e così arrivano il centrocampista Thiago Mendes e l'ala Luiz Araùjo dal San Paolo, Thiago Maia dal Santos. Altri acquisti in ordine sparso: Ikoné, Bamba (gran colpo a zero), Malcuit (poi rivenduto al Napoli), Rafael Leão. Il capolavoro arriva con l'attaccante classe '95 Nicolas Pépé. Voluto da Bielsa che lo schierava prima punta, Galtier l'ha rimesso nel ruolo naturale di ala destra: "La mia carriera è cambiata con il suo arrivo" ha detto il diretto interessato. Niente di più vero, carta canta: 18 gol e 11 assist in campionato. Dalla terza divisione alla Ligue 1 nel giro di tre stagioni, l'idea di lasciare il calcio svanita in un attimo. Nel cassetto il sogno di indossare la maglia del Chelsea come il suo modello Didier Drogba. Intanto gioca (e segna) con il Lille, l'unica squadra che ha fatto cinque gol al Psg.

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