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Ligue 1, Lille: David segna e dedica il gol alla mamma, morta due anni fa

Jonathan David è nel pieno della sua crescita: arrivato due estati fa a Lille per sostituire il partente Victor Osimhen, l’attaccanta canadese ha impiegato qualche mese per adattarsi al nuovo campionato (arrivava dal Gent, in Belgio). A partire dal girone di ritorno dello scorso anno, però, David non si è più fermato.

 

 

Se nella scorsa stagione ha spinto il Lille verso il titolo di campioni di Francia, quest’anno il classe 2000 sta spiccando il volo. Sono già dodici i gol messi a segno in diciannove partite di Ligue 1, che fanno di David il capocannoniere dello stesso campionato in cui giocano Mbappé, Messi, Neymar, Ben Yedder, Milik e tanti altri talenti. L’ultima reta è arrivato mercoledì sera, a Bordeaux. Un gol dal sapore speciale, condito da una dedica che ha commosso tutti. 

Leggi anche – La storia di David, il ‘nuovo Osimhen’ che fa meglio di Mbappé, Messi e Neymar

 

La dedica alla mamma, portata via da un cancro due anni fa

Dopo il gol che ha portato in vantaggio il Lille e che ha permesso alla sua squadra di battere il Bordeaux in rimonta (3-2), David ha preso in mano una rosa, l’ha baciata e la rivolta verso il cielo. L’omaggio è stato per sua mamma, che di nome faceva appunto ‘Rose‘ e che è morta due anni fa, a causa di un maledetto cancro. A lei, dunque, è andata la dedica speciale per il nuovo gol.

  

 

 

In un’intervista rilasciata qualche mese fa alla rivista belga “Sport Magazine”, David aveva raccontato il pesante lutto: “All’inizio e per diverso tempo sono stato sotto choc. Poi il passare dei giorni aiuta ad alleviare la tensione, anche se la mamma, ovviamente, non si dimentica mai“. E a distanza di due anni da quel tragico evento, è arrivata la bellissima dedica in diretta tv, per dimostrare quanto di sua madre, David, fosse (e sia sempre) fiero. E ci piace pensare che mamma Rose da lassù lo abbia visto e che si sia emozionata come tutti. Di un figlio come Jonathan non si può che essere orgogliosi. 

Andrea Campioni

Nato nel ’96 e cresciuto in una sala stampa. Iniziai a giocare a calcio ma ben presto mi fecero capire che non sarebbe mai diventato il mio lavoro. Piedi storti e mano ferma, così decisi di cambiare lavoro. Chirurgo? No, giornalista. Penna, tastiera o microfono poco importa, l’importante è raccontare storie.

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