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Chi è Ez Abde, il 2001 al primo gol col Barcellona

Uno dei motivi per cui Xavi Hernandez è stato chiamato al timone del Barcellona è la sua capacità di riconoscere il talento. Capacità che ha messo in mostra fin dal suo esordio, nel derby catalano contro l’Espanyol, facendo esordire in Liga il 2004 Ilias e il 2001 Ez Abde

 

 

Oggi, contro l’Osasuna, Ezzalzouli Abdessamad – questo il nome completo – ha messo a segno la sua prima rete con il Barcellona. Un’azione di contropiede (viziata da un fallo di mano di Busquets non rilevato dal direttore di gara) conclusa da Ez dopo con un destro che si è insaccato sotto la traversa.

Peraltro, nel primo tempo il risultato era stato sbloccato da Nico Gonzalez, classe 2002 anche lui al primo sigillo fra i “senior”. La partita è terminata con un deludente 2-2, che lascia il Barcellona, appena eliminato dai gironi di Champions, all’ottavo posto, a 15 punti dalla vetta. Ma per “Ez” è stata una “prima volta” da sogno. 

 

 

Primo marocchino nella storia del club

Ez è nato il 17 dicembre del 2001 a Beni Mellal, nel Marocco centrale, e il Barcellona lo ha acquistato questa estate dall’Herculès, nella terza serie spagnola, con cui aveva maturato una notevole esperienza: 22 match fra campionato e Copa del Rey. Quando è entrato, a dieci minuti dalla fine, nel match del Camp Nou contro l’Espanyol, ha fatto segnare un primato: è diventato il primo giocatore nato in Marocco a esordire in camiseta blaugrana. In anni recenti ha giocato nel Barcellona Munir El Haddadi, ispano-marocchino, e oggi c’è Ilias; ma entrambi sono nati in Spagna. 

 

 

Le caratteristiche tecniche

Ez sa usare entrambi i piedi, ha buona tecnica e grande velocità. Può giocare su entrambe le fasce, preferibilmente sulla linea dei trequartisti dietro a una punta. Nell’azione del gol, diversi i momenti da fotografare. Innanzitutto lo scatto con cui Ez fa il percorso da un’area (la propria) all’altra (quella dell’Osasuna), bruciando Nacho Vidal, terzino dei padroni di casa. Poi, il movimento in cui si libera definitivamente del suo marcatore, per poi della giocata sull’altra fascia di Dembelé per insaccare di destro. Infine, l’abbraccio alla panchina e a Xavi, e la preghiera in fginocchio sul prato di El Sadar. Istantanee che non dimenticherà mai; ma per chi corre così veloce, non saranno certo le ultime

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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