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Lewandowski: “Dovrei vincere il Pallone d’Oro? Parlano i numeri”

Robert Lewandowski non ha dubbi: il Pallone d’Oro è alla sua portata. Tanto che alla domanda “dovresti vincerlo?” la risposta non potrebbe essere più chiara: Tutti hanno visto cosa ho fatto e cosa continuo a fare: i miei successi possono rispondere a questa domanda. Gli ultimi due anni sono stati un successo per me, ma non solo: lo sarebbero stati per qualsiasi calciatore della storia”.

“La possibilità di vincere il Pallone d’Oro mi rende orgoglioso. Se consideri tutto quello che ho ottenuto non solo quest’anno, ma anche l’anno scorso, che la cerimonia è stata annullata, ho vinto molti titoli, ho segnato tanti gol. Significherebbe molto per me vincerlo: vincere la Champions League, la Supercoppa, il Mondiale per Club, ho battuto il record di Gerd Müller di 41 gol in Bundesliga, è stato qualcosa di impressionante”, ha aggiunto il giocatore, protagonista di un’intervista al giornale spagnolo Marca.

“Dopo il record di gol non ho dormito. Guardiola mi ha cambiato”

Lewa è uno degli attaccanti più prolifici dell’ultimo decennio, ma le luci della ribalta non fanno per lui: Non ho bisogno di più attenzioni per sentirmi meglio: voglio sentirmi felice con me stesso Voglio che le persone parlino di me per quello che faccio in campo, per le mie statistiche, per i miei gol, per i miei titoli”.

Di gol e titoli, Lewandowski ne ha collezionati parecchi in Baviera: la scorsa stagione è anche riuscito a battere lo storico record di gol di Gerd Muller. “Dopo aver battuto il record di Muller non riuscivo a dormire bene. Quel giorno, in quella partita mentre stavo cercando di segnare quel gol, ho pensato quanto fosse difficile mentalmente perché tutti ne parlavano. Sapevo di essere molto vicino, che stavo per fare la storia: è stata dura”. 

Arrivato nel 2014 a parametro zero dal Borussia Dortmund (È stato il grande salto per me, volevo fare il passo successivo nella mia carriera”), al Bayern Monaco Robert ha incontrato Pep, che ha cambiato il suo modo di vedere il calcio. Mi ha insegnato a vedere il calcio da un altro punto di vista. Dopo l’esperienza con Guardiola, penso al calcio in modo diverso, vedo chi sbaglia, chi avrebbe potuto fare meglio e come puoi andare sempre un passo avanti al tuo rivale. Mi ha spiegato molto la parte tattica, mi ha detto: non posso aiutarti a essere un attaccante migliore, perché sei molto bravo, ma posso aiutare la tua squadra a portare la palla in area e lì sai bene cosa devi fare e come devi farlo”.

Redazione

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