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Corigliano, poi la Svezia. Capristo, allenatore oltre confine: “Ora sogno l’Italia”

Scusami se ti rispondo solo ora ma abbiamo appena finito allenamento. Qui ad Halmstad – città del sud della Svezia – ci sono meno 7 gradi, sto ancora finendo di scongelarmi”. Campo ghiacciato e neve tutto intorno. Freddo, tanto freddo, ma la passione di sempre che ti scalda e ti fa andare avanti.

Quella di Leonardo Capristo è una storia partita da lontano, 2500 km più a sud. Precisamente a Sibari. “Sono nato a Salerno ma sono cresciuto in Calabria – racconta a gianlucadimarzio.com. Ho iniziato a giocare nello Sporting Club Corigliano, la squadra del paese di Rino Gattuso. Lì si cresce con il suo mito, con la grinta e la voglia di arrivare”.

Ma come spesso accade le opportunità scarseggiano, gli spazi si chiudono e i giovani preferiscono cercare fortuna altrove. “Avevo sedici anni e si era presentata un’occasione per giocare in Germania, ho fatto una valigia e sono partito. Ho giocato per due anni e mezzo in una squadra di quarta serie tedesca, stava andando bene ma poi ho avuto diversi infortuni e sono stato costretto a tornare in Italia”.

Il Club londinese e l’incontro con il Principe Harry

Un sogno interrotto quando tutto sembrava andare per il meglio, e la decisione di dire addio al mondo del calcio a soli 21 anni. “Mi sono messo a lavorare. Andai prima in Svizzera e poi a Londra, ma non sapevo una parola d’inglese. Trovai lavoro in un importante club privato della capitale, in cui possono accedere solo celebrità tramite invito. Inizialmente lavavo i bicchieri, ma dopo aver imparato l’inglese mi passarono in sala. Fu un’esperienza forte, venivo da un piccolo paesino calabrese e mi ritrovai nello stesso locale con il Principe Harry.

Dal correre sulla fascia alla compostezza di un locale. Due mondi completamente opposti, ma che avevano un punto d’incontro. “Per anni l’unico contatto che ho avuto con il mondo del calcio era grazie a quel locale, con alcuni tra i calciatori più importanti della Premier League che erano clienti abituali”.

Da Saint-Jean-Pied-de-Port a Santiago di Compostela

Dall’Inghilterra alla Svezia. Nel mezzo, un viaggio che gli ha cambiato la vita. “La mia ex ragazza è svedese. Dopo esserci conosciuti a Londra siamo tornati per un periodo in Italia, ma avevamo in programma di salire in Svezia. Prima, però, ho deciso di fare il Cammino di Santiago”. Un’esperienza in solitaria che lo ha fatto riflettere. “Mi sono chiesto cosa avrei fatto dalla mattina alla sera. E lì ho riscoperto l’amore per il calcio”.

Un viaggio portato a termine grazie al ritardo di un autobus. “Un giorno stavo per mollare, volevo tornare dalla mia ragazza. Stavo aspettando il pullman, ma non è mai passato. Mi sono innervosito e ho continuato fino alla fine”.

La Svezia e l’Halmstad di Ljungberg

Mancavano una decina di giorni alla fine del Cammino e decisi di trovare una squadra da allenare”. Di qui la partenza per la Svezia quattro anni fa per raggiungere un doppio amore. “Iniziai a fare l’assistente per una squadra U19 di quarta divisione svedese e il secondo anno mi promossero ad allenatore dell’U17”.

Incroci del destino che lo portano a giocare contro l’Halmstad, uno dei club più famosi della Svezia nella quale Fredrik Ljungberg iniziò la sua carriera. “Quando li affrontammo mi incontrai con il loro allenatore e tra noi scattò qualcosa, ci prendemmo subito. Tant’è che un anno e mezzo dopo andai a lavorare insieme a lui nell’U15 dell’Halmstad”.

Un anno intenso e pieno di soddisfazioni, culminato con il colloquio con uno dei responsabili della società. “Mi disse di scegliere una squadra per fare l’allenatore: o l’U13 maschile, o l’U17 femminile – step antecedente alla prima squadra delle donne. Non so perché ma quando nominò la squadra femminile mi venne come un’illuminazione. Ora sono con loro e a 31 anni sono sicuro di quello che faccio”.

Il presente è in Svezia, ma Leonardo Capristo vede il suo futuro in Italia. “Il mio sogno è quello di allenare in Italia. Sono milanista e mi piacerebbe stare nella loro orbita, ma non ho preferenze”. La speranza di avere una chance per rispettare un patto con Dio. “Se vinco un campionato in qualsiasi paese europeo, vado a piedi da dove mi trovo fino a Santiago, l’ho promesso…”.

Andrea Campioni

Nato nel ’96 e cresciuto in una sala stampa. Iniziai a giocare a calcio ma ben presto mi fecero capire che non sarebbe mai diventato il mio lavoro. Piedi storti e mano ferma, così decisi di cambiare lavoro. Chirurgo? No, giornalista. Penna, tastiera o microfono poco importa, l’importante è raccontare storie.

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Andrea Campioni

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