“Prima volta” sul vocabolario del gol di Ciro Immobile è un’espressione ormai superata. Potrebbe riempire pagine e pagine di record e statistiche aggiornate, eppure con la Fiorentina c’era ancora uno spazio vuoto alla voce “vittima in Serie A”. Ciro s’è fatto viola di gioia dopo la spaccata che ha trafitto Lafont. La prima rete in carriera alla Fiorentina è di quelle che pesano, che valgono un rilancio. Non c’era mai riuscito prima tra Genoa, Torino e Lazio in sette confronti totali. Ha scelto l’occasione più opportuna perché il momento era dei più delicati.
Sconfitta nel derby, quattro schiaffi dall’Eintracht e la parola ‘fallimento’ già sulla bocca di tutti. Ad un passo dal baratro Ciro ha teso la mano, anzi ha allungato la gamba sulla zuccata di Radu: “Sappiamo quello che abbiamo passato, abbiamo lavorato molto e parlato poco. E si è visto. Siamo uomini e oggi abbiamo reagito”. Zitti e pedalare: era il messaggio lanciato da Inzaghi in settimana. La squadra ha recepito è si è rimessa subito a correre, in silenzio.
L’unico a urlare è stato Inzaghi a bordocampo. Si è dimenato, ha dato consigli, ha dispensato suggerimenti. Al gol di Ciro si è lasciato andare ad un urlo liberatorio. Risultato? Addio voce e interviste post-partita lasciate al vice Farris, come era successo la settimana scorsa al fratello Pippo, oggi all’Olimpico a tifarlo. Lazio al terzo posto, Immobile che trova il gol nella settimana del rinnovo (fino al 2023) e crisi allontanata.
Tutto in ordine quindi? Non proprio, perché a squarciare l’imminente sereno biancoceleste c’ha pensato uno striscione apparso a Ponte Milvio pochi minuti prima della partita con la Fiorentina. Messaggio chiaro, inequivocabile: “Milinkovic e Luis Alberto finti talenti solo a caccia di contanti”. Nomi e cognomi a chiare lettere, zero spazio per fraintendimenti. La tifoseria laziale si è scagliata sui gioielli della rosa. Ieri fenomeni, oggi colpevoli.
Poco brillanti e quasi mai decisivi: così il serbo e lo spagnolo hanno attirato le critiche dell’ambiente, forse troppo ingenerose. Le magie della passata stagione sono al momento un lontano ricordo, oggi rimangono le facce grigie come il cielo dell’Olimpico.
Sergej non è riuscito a replicare alle accuse, si è ripetuto in una prova incolore, in attesa di tempi migliori. Luis Alberto si è dovuto tenere tutto dentro, in panchina per novanta minuti. Colpa anche di un problema fisico che lo sta condizionando in questa parte di stagione. Situazioni spinose che rendono un po’ più amaro il rilancio biancoceleste.
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