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Il Lecce di Liverani: una favola senza lieto fine

Non tutte le favole hanno un lieto fine. A volte ci si avvicinano, lo sfiorano a più riprese, ma poi se ne discostano una volta per tutte. A tre giorni dall’illusione del successo di Udine, il Lecce crolla contro il Parma nell’ultima giornata di campionato. Il Genoa, a +1 dai salentini, fa 3-0 contro il Verona, e condanna Mancosu e compagni al ritorno in Serie B. 

Reduci da due promozioni consecutive, i giallorossi falliscono nella rincorsa al terzo miracolo in tre stagioni. Dopo aver scritto alcune delle migliori pagine della storia del club, Liverani non è riuscito ad aggiungerci il gran finale. Peccato: sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Perché il Lecce di Fabio è una favola bellissima, strozzata sul più bello dall’inesperienza dei suoi protagonisti.

L’AMARO IN BOCCA

“Se a fine stagione centreremo la salvezza, lo dovremo a quel gioco che proviamo a praticare ogni domenica. Diversamente, non si potrebbe fare”.

Già lo scorso agosto, Liverani aveva le idee chiare. Un credo, quello del palleggio, che il Lecce ha inseguito partita dopo partita. Un’arma a doppio taglio, frutto di risultati positivi contro Milan, Juve, Inter, Napoli e Lazio, ma spesso troppo rischiosa per una formazione non impeccabile in difesa (85 gol subiti, la peggiore degli ultimi 64 anni).

Il filotto di vittorie con Torino, Napoli e SPAL, all’inizio del 2020, assomigliava all’inizio di una definitiva rinascita del calcio nel Salento. Il lockdown ha fatto irruzione sul più bello e una parte di quella magia, inevitabilmente, è andata perduta. Da lì, una serie di rammarichi

Il fallimentare pareggio di Cagliari, con gli errori sotto rete di Mancosu e Babacar, l’autogol di Gabriel nello scontro diretto con il Genoa. Poi Sampdoria, Fiorentina e Bologna: altre tre occasioni sprecate nella rincorsa di un sogno. Tanta sfortuna, questo si, ma anche tanti errori individuali. Prima il doppio salto di categoria, ora la rassegnazione di Sticchi Damiani & Co: il Lecce dovrà ripartire dalla Serie B.

RICOMINCIARE

Proprio il presidente, dall’altro lato, aveva detto a inizio stagione: “Se riuscissimo a salvarci, sarebbe un vero e proprio miracolo sportivo”. Il suo Lecce non ce l’ha fatta, ma il bilancio degli ultimi tre anni resta comunque positivo: quando nell’estate 2018 i giallorossi si preparavano al ritorno in Serie B, l’obiettivo era quello di costruire, entro 2-3 anni, una squadra da vertice. La promozione in Serie A è arrivata invece al primo tentativo e, due estati più tardi, il Lecce torna in B solo dopo aver lottato fino all’ultima giornata di campionato. 

L’amaro in bocca rimane, ma adesso bisogna ripartire. Da SSD agli altri soci, passando per il ds Meluso e Liverani, serve fare chiarezza su chi sarà ancora a bordo della barca giallorossa in vista della prossima stagione. 

Anche quando favorite sulla carta, le neoretrocesse falliscono spesso l’obiettivo di tornare in A al primo tentativo. Il Lecce ha un grande progetto e, adesso, pure quel pizzico di esperienza in più che, il prossimo anno, potrebbe fare la differenza. Per tornare subito in Serie A, per provare ancora a dire la sua.

Francesco Calvi

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