C’è un sogno in corso, troppo grande per essere contenuto in un solo cassetto. Un sogno di 2000 chilometri quadrati, o poco più. Che parte dal basso, ma che è destinato a crescere. È quello delle Isole Comore, nazionale di calcio allenata dall’italiano Stefano Cusin. A seguito della vittoria del girone, “I Celacanti” (chiamati così per un pesce presente nel canale del Mozambico) hanno strappato il pass per la prossima Coppa d’Africa. E ora, sognano una storica qualificazione al Mondiale.
Questo è “le rêve”, “il sogno” in francese, di Cusin e delle Isole Comore.
Le Comore: 3 diamanti di terra incastonati nello stretto del Mozambico. Tra il Madagascar, e l’Oceano Indiano. Un ponte: tra cielo, e mare. Appena 2000 chilometri quadrati di superficie e poco più di 800 mila abitanti con un accento francese chiaramente distinguibile.
Nel calcio, invece, le 3 isole occupano attualmente il posto numero 103 del Ranking FIFA. A “sandwich” tra Tagikistan, Trinidad e Tobago e Palestina. Quest’ultimo, un posto che Stefano conosce molto bene.
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“Dopo essere stato nel Sud Sudan (da settembre 2021 a settembre 2023, ndr), il mio agente mi disse che c’erano 3 o 4 nazionali africane che si erano interessate a me. Il mio preparatore atletico, con cui collaboro da oltre 10 anni, mi consigliò di andare alle Comore. Era convinto che si sarebbe potuto costruire qualcosa di importante”.
E così, il 2 ottobre del 2023, Stefano divenne allenatore delle Isole Comore. “Aspettative non ne avevo, nello sport non si devono mai avere. Mi concentro solo sul presente, con l’obiettivo di lavorare sui giocatori che ho a disposizione”. Poi, un leggero sorriso fa capolino dalla bocca di Stefano: “Cavolo… ma chi l’avrebbe detto che saremmo arrivati primi nel girone di qualificazione alla Coppa d’Africa contro la stessa Tunisia che ha battuto la Francia al Mondiale in Qatar, il Gambia di Barrow e il Madagascar?”.
Di aspettative Stefano non ne aveva bisogno, perché “se ti metti in gioco, hai già vinto tutto. Abbiamo battuto il Madagascar, non succedeva da quasi 50 anni. Per noi, era come un derby”. Mettersi in gioco e uscire dalla propria zona di confort. In silenzio, con umilità: questa la filosofia Cusin: “Amo il mio lavoro, ogni volta convinco i miei ragazzi di dover scalare una montagna. È tutto un lavoro mentale e di motivazione. Li abituo a fare un passo alla volta nella scalata verso la vetta di questo Everest.
La maggior parte dei giocatori della squadra sono cresciuti calcisticamente nei settori più ambiti della Francia, come PSG, Marsiglia, Lione… Vanno convinti, ma sono forti”.
Perché alla fine, a Stefano, basta davvero poco per essere felice. “Nel mio zaino ci sono solo un fischietto, un cronometro e un telefono. Ma soprattutto, porto sempre con me un bel bagaglio di umiltà. Se non lo hai, non vai da nessuna parte. Mi aspetto l’impossibile dal mio lavoro: ogni uomo ha un destino. E questo, è il mio”.
Perché in fondo, è questa la filosofia Cusin. “L’humble rêve”, “il sogno umile” in francese, delle Isole Comore. Dall’Africa, al Mondiale. A loro, l’obiettivo di continuare l’appuntamento con la storia.
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