La carta d’identità che dice 34 anni. Un palmares che farebbe invidia a tutti. Ancora tanta voglia di giocare, al costo di cambiare continente. Iniesta proverà a vincere in Giappone, ma la testa non può che tornare indietro, ai tanti trofei vinti con il Barcellona e la Nazionale spagnola: “Saluto perchè ho capito di non essere più in grado di dare al club quello che esige e merita. Non è stata una decisione immediata, ma è giunta al termine di un processo lungo, nato un anno e mezzo fa. Prima dell’inizio della stagione non sapevo se quest’anno sarebbe stato l’ultimo o meno. Ma lasciare in questo modo era ciò che sognavo”. Lo ha raccontato direttamente a Risto Mejide in un’intervista poi riportata da As. Ma non si è fermato qui.
“La mia prima squadra è stata l’Albacete – ha racontato – poi è arrivato il Barcellona. Quando ho appreso di dovermi trasferire ho pianto come un disperato. Sono entrato alla Masia quando tutti stavano cenando e un ragazzo mi ha visto con le lacrime agli occhi. Poi i miei genitori sono partiti ed è stato un mese molto difficile”. Come dopo il Mondiale in Sudafrica nel 2010, quando la Spagna salì sul tetto del mondo: “Con la morte di Dane Jarque sono entrato in un tunnel senza via di uscita. Mi sentivo vuoto dentro, è difficile capire quando hai tutto, ma ho attraversato momenti difficili, gli specialisti mi hanno aiutato così come le persone che mi amano. I miei due psichiatri e il mio psicologo c’erano nel giorno del mio addio, devo molto a tutti loro, è arrivato un momento in cui non potevo più andare avanti”.
Una carriera lunga più di venti anni, un duello con il Real Madrid senza fine: “Ci sono stati alcuni momenti in cui il mio nome e quello del Real sono stati accostati – svela – ma non ci sono mai state trattative. Poi, fin da quando ho messo piede a La Masía, sapevo che avrei trionfato con il Barcellona. Se Ronaldo è un mio amico? Ci siamo sempre e solo affrontati in campo, non ho nemmeno il suo numero”
Chiosa finale sul futuro: “Io allenatore? Prima non ci pensavo proprio, adesso sì. Vorrei trasmettere agli altri tutto quello che ho imparato e spero di avere questa opportunità”. Intanto però il Giappone: “Giocherò a calcio, non andrò in pensione. Per me continuerà ad essere una responsabilità, la gente continuerà a chiedere il meglio da me. Voglio godermi un nuovo palcoscenico. “
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