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Le ambizioni di Koulibaly: “Juve, convinciti: quest’anno vogliamo vincere. Se non avessi fatto il calciatore sarei un assicuratore”

Un campionato monstre, quello disputato finora da Kalidou Koulibaly col suo Napoli. Con tanto di 4 gol messi a segno ed un paragone – sempre più insistente – con Thuram: Mi fa molto piacere questo paragone, lui è stato un grande e ha fatto benissimo in Italia – ha dichiarato il senegalese nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport -. Io qualche problema l’ho avuto, con Benitez sono persino finito in panchina e quel momento è stato molto importante perché ho lavorato tanto su me stesso e guardando da fuori ho compreso molte cose, anche sul piano tattico. Mi sono imposto di far vedere che sarei potuto diventare uno dei difensori più forti del campionato italiano. Appena è arrivato Sarri poi mi ha detto: ‘Ascoltami e diventerai un campione’. Mi ha dato fiducia in un momento in cui le cose non andavano tanto bene”.

Ora la squadra di Sarri guarda tutti dall’alto. E punta senza mezzi termini allo scudetto: “Alla Juve si convincano che quest’anno vogliamo arrivare fino in fondo. Noi faremo di tutto per tenerla dietro, la Juventus, ma Roma e Inter non sono ancora fuori dal discorso scudetto. Anche se… la vera anti Napoli secondo me è l’Atalanta! Andiamo sempre in difficoltà quando li affrontiamo. Il mio intento e quello dei miei compagni, è di mettere fine all’egemonia bianconera. Il primo posto in classifica ce lo stiamo meritando tutto, stiamo dimostrando che si può vincere anche giocando un calcio spettacolare. Ma io vorrei vincere anche l’Europa League”.

Lo scontro diretto al San Paolo contro la Juventus non è terminato però come il Napoli avrebbe desiderato. Colpa anche di quel Pipita che da quelle parti conoscono discretamente bene… “Mi è mancato appena un centimetro per togliergli il pallone, sono arrivato un soffio dopo che lui aveva calciato in porta. Contro di noi la Juventus gioca così, segna un gol e poi si mette tutta dietro a difenderlo. Sono partite di grande livello, ma per un dettaglio si possono perdere. Comunque il Pipita è un fuoriclasse, è stato un piacere giocare con lui. Tra l’altro, essendo stato tre anni a Napoli, conosce tutti i nostri meccanismi e, dunque, riesce sempre a sorprenderci”.

L’attaccante più difficile da marcare del campionato invece: “Direi Icardi e Dzeko, ma quello che mi dà più fastidio è Kalinic, che gioca sempre sul filo del fuorigioco. Di certo, non affronterei quelli del Napoli: Callejon, Mertens e Insigne, sono autentici campioni”.

Sulla questione legata al razzismo in Italia e in particolar modo negli stadi: “L’Italia ha questa immagine razzista da quando io ero piccolo, ma qualche passo avanti è stato fatto. Ci sono ancora degli stupidi che fanno pensare che il calcio e in generale il Paese siano così. A Napoli di tutto questo non avverto nulla. In giro per l’Italia sento i soliti cori discriminatori, ma si tratta sempre di una piccola frangia di scalmanati, che andrebbe ignorata. Personalmente, sono stato preso di mira soltanto da pochi tifosi laziali in un Lazio-Napoli di un paio di anni fa. Dopo la rabbia di quei momenti mi sono rasserenato, non ne ho più sentiti”.

Infine, sugli episodi di cronaca legati alla città, tra criminalità e baby gang: “Sono a Napoli da tre anni e mezzo, non conosco bene le dinamiche della città. Forse, le difficoltà economiche e la prospettiva di non avere un futuro possono spingere i più deboli a lasciarsi andare. Ma è solo una mia idea. Mi auguro che le cose cambino. Io sono cresciuto in un quartiere difficile, dovevi soffrire per avere qualcosa. Ringrazio mio padre per quello che ha fatto per me, ho trovato nello studio la soluzione ai problemi. Se non avessi fatto il calciatore sarei stato un assicuratore”.

L’intervista integrale su La Gazzetta dello Sport in edicola oggi.

Redazione

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