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Le acconciature punk e il gol con la Fidelis Andria, Valotti si racconta: “Io, piccolo Giovinco con un sogno chiamato Brescia”

La provenienza è piuttosto chiara, lo si capisce fin dalle prime due parole al telefono: “Piacere, Marco“. ‘E’ aperta, l’accento di Brescia non si può non riconoscere. Un bresciano in Puglia, Marco Valotti, attaccante della Fidelis Andria. Un gol dieci giorni fa al Fondi: “Il primo, finalmente” e la voglia di spaccare il mondo. Soprannome? “Piccolo Giovinco“, dice ridendo “perchè come lui non sono molto alto. Mi ispiro proprio a Giovinco: è un punto di riferimento, tra l’altro ha fatto una scelta di vita importante andando in Canada. Non sono ipocrita, se anche a me offrissero cifre astronomiche accetterei“.

Niente peli sulla lingua, non Valotti. ‘Piccolo’ sì, ma che grinta. In campo, perchè fuori è un tipo semplice: “Amici, bar e PlayStation, il mio unico vero hobby. Qui ad Andria conosco meno bene la zona, resto di più in casa, ma coi compagni sto benissimo“. E una passione per le capigliature bizzarre svanita piano piano nel tempo: “Quando ero al Brescia mi prendevano in giro non per l’altezza, ma per i capelli: adoravo acconciarli in stile punk, al secondo alenamento con la prima squadra mi costrinsero a tagliarla“. Vizi di gioventù, ma a ventuno anni si è ancora giovanissimi.

Con un sogno chiamato Brescia. O meglio, ritorno a Brescia: “Io sono cresciuto in una società satellite e sono sostanzialmente arrivato al Brescia negli allievi regionali. Prima mi avevano mandato in altre squadre a causa della statura: ero troppo piccolino, ma quando sono diventato davvero del Brescia è stata una vittoria personale. Nonostante il fisico ho dimostrato di avere le qualità per dimostrare tanto, ero felice“.

Amico ed ex compagno di squadra di Morosini: “Leonardo è molto bravo e molto intelligente, se dovesse andare in Serie A dovrebbe andare dove ha l’opportunità di giocare e non subito in qualche grande“, ex Nazionale Under 19 e un gol, quello al Fondi, che sa di rivincita: “Non vengo da due anni semplici, non ho giocato molto, segnare mi è sembrata una liberazione”. Esultanza speciale, magari con una cresta? “No, io corro, grido e non mi fermo più. Il gol è una liberazione“. Il primo di tanti: “Innanzitutto devo trovare continuità e spazio, e speriamo che con la Fidelis si arrivi ai playoff. La classifica dice la verità, quello è l’obiettivo minimo“.

Dici Brescia e…”Sono tifoso fin da bambino, la Fidelis Andria ha un diritto di riscatto e loro di controriscatto. Se dovessero esercitarlo, vorrebbe dire che ho fatto bene. Mi hanno parlato bene di Brocchi, mi piacerebbe se mi allenasse“. Intanto la cresta dei tempi degli allenamenti con la prima squadra è sparita, ma il ‘Piccolo Giovinco’ non si nasconde. Vuole emergere, nonostante l’altezza non sia il suo forte. Le qualità sono altre, l’umiltà prima di tutto, con un occhio alla Fidelis Andria, e uno al suo Brescia, lontano ma vicinissimo al cuore.

Edoardo Marcarini

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