La via Arslan parte da Paderborn e prosegue dritta senza ostacoli. Dortmund, Amburgo, Istanbul e infine Udine, dopo un lungo viaggio tra le mediane d’Europa. Strade sterrate, un solo retroscena: tre anni fa, in estate, Arslan si trovò di fronte a un bivio, ma venne sorpassato all’improvviso quando stava per scegliere l’Italia, dopo anni in Turchia. Contesto: la Lazio è caccia di un regista, Tare studia, Tolgay non vede l’ora. Soltanto che alla fine il d.s. sceglie Leiva e lui resta al Besiktas. Mazzata, ma si va avanti, e oggi Arslan segna il suo primo gol in A proprio contro la Lazio, nello stadio in cui avrebbe potuto giocare titolare. Destro da fuori all’angolino, Stakosha non ci arriva e lui festeggia, dedicando il gol a Maradona. Diego ha fatto breccia anche in Turchia.
L’Udinese si arrocca e vince 3-1: difesa stretta, zero spazi, contropiede perfetti. Il primo gol lo segna Arslan, 30 anni, poi è lo show dei due argentini, Pussetto e Forestieri. Dedica al Diez, braccia al cielo, la “M” di Maradona mimata con le mani. Fernando, folletto di Rosario, è al suo secondo gol in A. Per ricordarsi il primo bisogna tornare al 13 gennaio 2008, Siena-Inter 2-3. Forestieri giocava in Toscana, aveva 18 anni, sognava Messi e attorno a lui c’erano aspettative alte come il Burj Khalifa. “Sarà un fenomeno”, dicevano. La carriera ha detto altro, a proposito di bivi: nel 2012 sceglie l’Inghilterra e resta otto anni, prima il Watford e poi Sheffield Wednesda, dove segna 40 gol in cinque stagioni. In estate, poi, il ritorno all’Udinese e oggi di nuovo in gol. Bivio giusto, come Arslan.
Nato in Germania da genitori turchi, da ragazzino faceva l’attaccante e una volta arrivò perfino a 30 gol. Poi la svolta: “Vai a centrocampo”. Rimarrà lì per tutta la carriera, guai a lasciare la mediana. Neanche alla Playstation. Arslan sceglie sempre il Real Madrid, si compra per pochi milioni e poi si schiera accanto a Kroos e Modric: “Sono il più scarso, ma almeno cresco bene”.
Dopo 5 anni in Turchia tra Besiktas e Fenerbahce ha scelto l’Udinese per restarci. L’infortunio di Mandragora gli ha aperto le porte dell’11 titolare e Gotti gli ha dato fiducia. Dopo un inizio un po’ così, adesso l’Udinese non perde da tre partite (due vittorie e un pari). Anche merito di Arslan, il turco-tedesco alla Mesut Ozil cresciuto col mito di Hagi: “Era il mio idolo”. Come Zidane, imitato a più riprese quando giocava in attacco. Ora non ne ha più bisogno. Stavolta le strade portano a Udine.
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