Stefan Radu a suon di record. Il più presente con la maglia della Lazio: un traguardo che gli ha concesso di superare anche Beppe Favalli. “Ho sempre detto che è un motivo di orgoglio quello che ho ottenuto – afferma in un'intervista pubblicata sul sito ufficiale della società –. Praticamente non avevo mai immaginato di giocare e di raggiungere questo importante traguardo. Fascia da capitano? Nel momento in cui il mister aveva deciso di darmi la fascia ho deciso di lasciarla a Lulic. La meritava. Ho sempre detto che non mi sentivo di farlo”.
Il difensore ricorda i primi giorni in biancoceleste: "Ero un ragazzino spaventato. Ero arrivato in un Paese diverso, praticamente ero da solo però ho avuto la fortuna di trovare dei compagni che mi hanno accolto molto bene e piano piano sono diventato uno della famiglia. Pandev e Kolarov mi hanno insegnato tanto. Anche loro erano all’inizio e mi hanno fatto inserire velocemente".
Poi Radu torna sulla decisione di lasciare la nazionale in favore del suo club. "Purtroppo per dei motivi di salute ho deciso di puntare tutto sulla Lazio e non sulla nazionale, non mi pento di questa scelta. Penso che anche in questo momento è stata la decisione giusta. Tifosi? Ancora siamo rimasti con il ricordo dell’anno scorso, quando l’Olimpico era quasi pieno in ogni partita. Ti rimangono quelle immagini, sono brividi".
"A Catania dopo l’addio di mio padre è stato un momento delicato – racconta Radu -. Oggi sono passati 10 anni da quel momento, sono stati momenti particolari. Quando l’ho perso è stato un momento bruttissimo. Non mi nascondo: pensavo di smettere. Avevo un legame forte ed è stato uno shock per me". Indimenticabile la data del derby di finale di Coppa Italia: “È stato un giorno che racconteremo per tutta la vita. Anche in questi giorni quando incontro Senad parliamo tra di noi e ci diciamo di quanto tempo si parlerà ancora di questa coppa e di essere entrati nella storia di questa squadra per tutta la vita".
Poi il futuro: "Avevo pensato di smettere. Lo può dire anche il mio procuratore. Avevamo parlato e io gli avevo detto che se c’era una minima speranza sarei rimasto qui. Non mi sentivo di andare via. L’ambiente qui è particolare. Devi sempre pensare a vincere, il tifo è molto tosto. Adesso vivo il momento, ho voglia di giocare e non me lo immagino. Ancora ce la faccio a giocare e penso a quello", ha concluso.
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