Lautaro Martinez, Inter (Credis: Domenico Bari)
Il capitano dell’Inter parla del suo passato e del presente: l’intervista di Lautaro Martinez.
Una vita difficile, che è diventata un sogno con il passaggio all’Inter: Lautaro Martinez si racconta, sia dentro il campo che fuori
Ai microfoni del Corriere della Sera, il capitano nerazzurro ha parlato del suo arrivo a Milano e di come si stia trovando ad abitare nel centro della città, oltre che del rapporto con i suoi compagni di squadra e con l’allenatore.
Di seguito, le parole di Lautaro Martinez.
Il capitano dell’Inter ha parlato della sua vita in Argentina: “I miei genitori lavoravano tutto l’anno per regalare qualcosa a me e a mio fratello. Abbiamo vissuto periodi difficili, non riuscivamo a pagare l’affitto. Sono cose che ti rimangono dentro. Quando ero piccolo, tornavo da scuola e trovavo il pranzo pronto, con mia madre che era fuori tutto il giorno a lavorare. Io mi fermavo a casa e sistemavo tutto, mi dava fastidio il disordine”.
Poi, ha continuato: “Il sogno di diventare calciatore l’ho sempre avuto. Mi hanno cacciato dal Boca Juniors per le mie qualità tecniche e volevo smettere di giocare, poi è arrivata la chiamata del Racing. I miei genitori volevano realizzare il mio sogno, tanto da tenermi nascosta la malattia di mio fratello, a cui sono molto legato. Fortunatamente ora si è risolto tutto”.
La vita a Milano di Lautaro Martinez è, a detta dell’attaccante, molto positiva: “Vivere in Brera è molto comodo per me, perché gestiamo un ristorante lì vicino. Esco poco, vado al parco con i bambini, perché non è facile girare tra la gente”.
Sul momento di forma: “Sono un attaccante e vivo per il gol, però si deve anche analizzare il tipo di partita che uno fa. Faccio salire la squadra e questo beneficia anche Thuram. Dopo la vittoria della Copa America sono tornato qualche giorno prima dalle ferie: il corpo, a volte, ti presenta il conto. Regola del ketchup? Spero sia così, del resto mi è già successo”.
Infine, ha concluso: “Mi sento sottovalutato a volte, però i trofei di squadra hanno un valore diverso. Il settimo posto al Pallone d’Oro non mi pesa, ho fatto un anno importante. Voglio tutto, perché quando inizi a vincere non ti vuoi fermare. Inzaghi? Anche lui è sottovalutato, continua a pensare come un calciatore. Con lui sento di essere cresciuto a livello altissimo”.
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