Categories: Interviste e Storie

L’amore per la città, il dialetto e la cucina. L’’austro-ciociaro’ torna a casa: A tutto Gucher: “A Frosinone ho lasciato il cuore”

Dopo la vittoria con il Crotone nel maggio del 2015, Robert Gucher era lì: in bella mostra sul piano alto del pullman scoperto che portava in giro per Frosinone la squadra per festeggiare la promozione (storica) in serie A. Lui, capitano, ma soprattutto ciociaro al 101% nonostante sulla carta di identità ci sia scritto “Nato a Graz”.

Quasi metà della mia vita calcistica l’ho passata qui, e anche se sembra finita, anche se il finale non è stato come speravo, posso orgogliosamente dire di essere un austro-ciociaro e lo sarò per sempre!”. A distanza di quasi due anni da quel giorno, parla così Robert Gucher. Due mesi fa l’addio con il Frosinone per andare a Vicenza, e ora il destino lo mette contro il suo passato. “Tornare è una cosa bellissima, riabbracciare tutta quella gente sarà emozionante”.

Al Matusa arriva proprio la squadra di Bisoli, che poi è anche la ex squadra di Marino (corsi e ricorsi). Partita speciale, difronte c’è Robert, ma ad essere emozionato non sarà soltanto lui: “Farà uno strano effetto rivederlo con un’altra maglia, spero per lui che sabato scenda in campo, è un ragazzo d’oro”, commento di Danilo Soddimo, numero 10 del Frosinone e anche lui ciociaro di adozione. D’altronde due promozioni in due anni non passano inosservate.

Ma come fa un austriaco nato a Graz, ad essere così legato a Frosinone? Un passato nel TuS Paldau e nel LAZ Weiz prima di approdare nella seconda squadra di Grazer (Austria). Il talento c’è e qualcuno se ne accorge. L’Aston Villa in primis, ma poi la trattativa salta. Tutto finito? No, anzi, arriva il Frosinone. Primavera, Lega Pro e serie B fino alla fascia da capitano e alla promozione in A. E’ arrivato a 17 anni ed ha salutato a 26. Nove stagioni intervallate da due prestiti: Genoa prima e Kapfenberger poi. Come si fa a dimenticare tutto questo? “In Ciociaria ho lasciato il cuore”.

Basta fare un rapido giro in città per accorgersi di quanto stesse bene a Frosinone: “Passava giornate intere a parlare con la gente del posto”. Bar, ristoranti, negozi. Tutti lo conoscono e ricordano le sue passioni: “Va pazzo per la cucina ciociara, è la cosa che gli manca di più”.

Sconosciuti diventati amici. Una città trasformata nel suo nido: “Sono emozionato, sono qui da due mesi e tornare a casa, è una cosa bellissima. Riabbracciare tutta quella gente sarà una cosa emozionante”. Emozioni e ricordi prenderanno il sopravvento, ma ora la testa è al Vicenza: “Nei 90′ conterà soltanto vincere”. E pensare che ha anche rischiato di saltare ‘la sua partita’: colpa di una botta rimediata sabato scorso: “Ora sto meglio, ero preoccupato contro il Pisa, perché dopo 3′ prendere una botta così mi ha condizionato”.

Una volta entrato sul prato del Matusa tutto lo stadio gli darà il suo benvenuto. Ora il presente e il futuro sono a Vicenza, ma quel passato chiamato Frosinone non si dimentica facilmente: “Cittadini e tifosi ciociari mi hanno accolto e fatto crescere come se fossi uno di loro, oramai parlo anche il dialetto ciociaro”.

Nella sua lettera d’addio fece una promessa: “Tornerò a far visita, ogni volta che ci sarà possibilità, questa città la reputo la mia casa”. Ansia, emozioni e voglia di vincere. Mix di emozioni in contrasto tra loro. Si gioca sabato 18 marzo, alla vigilia della festa del papà, Frosinone riabbraccia uno dei suoi “figli” calcistici più amati degli ultimi anni.

Redazione

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