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Verona, Sogliano ha in mano il nuovo Ngonge?

Se l’anno scorso Noslin è stata una delle chiavi della salvezza del Verona, due anni fa lo era stato Ngonge. Due giocatori sconosciuti scovati da Sean Sogliano, direttore sportivo gialloblù, e rivenduti a cifre importanti rispettivamente a Napoli e Lazio.

Verona, Sogliano ha in mano il nuovo Ngonge?

Ormai il dirigente dell’Hellas è abituato. Fare di necessità virtù è un mantra delle sue conferenza stampa e il suo compito è quello di riuscire a individuare ciclicamente profili low cost che possano portare prestazioni sul campo e quindi plusvalenze per la società.

Ogni anno si riparte da zero, ma il fiuto di Sogliano è raffinato. Così tanto da dire che potrebbe avere tra le mani il nuovo Ngonge. Di chi stiamo parlando? Mathis Lambourde, classe 2006 arrivato dal Rennes in estate che con un minutaggio di appena cinque minuti in Serie A ha già segnato una rete.

Lambourde, un gol in 5′ con il Verona

 

Ok, forse è presto per fare paragoni, ma lo stesso Sogliano lo ha esaltato in conferenza stampa: “I giovani devono avere qualcosa in più per giocare. A volte serve aspettarli, a volte ti fanno perdere punti. Vorrei scriverci un libro su questi giocatori sconosciuti, che hanno fame. Lambourde ha sicuramente grande qualità. […] Zanetti non tira la monetina per farlo giocare, vuol dire che ha fatto vedere qualcosa in allenamento”. In Francia è considerato uno dei prospetti più interessanti della sua annata e, sempre in patria, alcune testate hanno riportato il costo dell’operazione: circa tre milioni di euro.

La rivelazione di Sogliano

Cifra smentita categoricamente da SoglianoNon è stato fatto come dicono in Francia. Grazie al suo agente (lo stesso di Ngonge, Tchatchoua e Belahyane, ndr) siamo riusciti a prendere il giocatore a condizioni veramente basse per il suo valore. Poi il Rennes ha mantenuto una percentuale sulla futura rivendita”. Per arrivare a quello che ha fatto Ngonge con la maglia del Verona serve tempo, ma per Lambourde le coincidenze e il supporto non mancano di certo.

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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