L’attaccante del secolo del Pisa continua a far felici i propri tifosi. Parliamo di Lamberto Piovanelli, nominato così nel 2019 da giornalisti e tifosi pisani. Mentre negli anni ’80 era solito far esultare il popolo nerazzurro tra la Serie B e la Serie A, riempendo le loro teste di sogni e i loro occhi di lacrime (di gioia), adesso Piovanelli prova a riempire le loro pance di cibo. Nel 2020, infatti, ha aperto un forno: “Pane e vino dal Piova”, che sta diventando un punto di ritrovo per il tifo nerazzurro. Una storia tanto normale da essere atipica, quasi romantica, nel mondo del calcio moderno, e lo stesso Piovanelli ce l’ha raccontata in esclusiva ai nostri microfoni.
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La carriera di Piovanelli è stata breve (troppo) e sfortunata: ha sfiorato dei picchi altissimi, senza mai riuscire ad agguantarli. Riassumiamola in breve: la Serie A a ventun’anni con l’Atalanta, quindi l’approdo al Pisa di Romeo Anconetani: la promozione in Serie A con Simoni in panchina con il gol nella partita decisiva di Cremona, gli 8 gol in 16 partite nel 1990 (con allenatore Lucescu) che valsero la convocazione in Nazionale, quindi i due gravi infortuni. L’arrivo alla Juventus senza mai scendere in campo: a gennaio Boniperti decide di mandarlo via: il ritorno all’Atalanta, infine il Verona (con in mezzo un periodo al Perugia), quindi il ritiro a soli 31 anni. Una carriera sì breve, ma tanto intensa, dalla quale recentemente è stato tratto un libro. Se ci sono rimpanti? “A livello calcistico qualcuno ce l’ho: la fortuna a 21 anni mi ha sorriso, ma poi ha presentato il conto. E anche per i miei infortuni, diciamo che oggi sarebbe stato diverso…”
E adesso? “Da quando ho smesso, il calcio non è più un mondo che mi piace. Guardo le partite, seguo il Pisa (con un breve commento sulla stagione in corso: “Confidiamo in mister D’Angelo”), ma non faccio più parte di quel mondo: ne faccio a meno senza problemi”. Dopo aver fatto un po’ di televisione e allenato per qualche anno squadre di ragazzi, la vita di Piovanelli è straordinariamente normale: “Vengo da una famiglia di operai, sono sempre rimasto umile nella mia vita quotidiana. Adesso gestisco il negozio assieme a mia moglie, le cose vanno bene: siamo contenti. Faticoso sì, ma mi diverto”.
Come può, quindi, un giocatore nominato come “attaccante del secolo” della sua città d’adozione (è nato a Firenze), vivere una vita normale? Piovanelli raddrizza il tiro: “A Pisa sono un privilegiato. La città mi rispetta, mi caricano di affetto: si ricordano ancora quanto ho fatto di buono”. Così, il forno del “Piova” sta diventando un punto di ritrovo per tanti appassionati del Pisa: “I tifosi sono ovunque: qui il calcio è vissuto in maniera incredibile. Quando ci sono le partite alle 14:00 la gente viene e si prende il pranzo: ma sta anche diventando un punto di ritrovo prima delle trasferte”.
Piovanelli nel mondo del calcio qualche amico l’ha mantenuto. Uno su tutti? Luciano Spalletti. Un amicizia di lunga data, quella che lega i due: “Qui tocchiamo un tasto importante. A Luciano sono legatissimo” Un’amicizia che nasce nel 1983, sui campi dell’interregionale con addosso la maglia del Castelfiorentino: “Era uno dei più forti della squadra. Ci fu subito un grande affetto, con la mamma, con il fratello”. Il legame, per proprietà transitiva, Piovanelli lo ha trasportato sul Napoli: “La domenica guardo le gesta del “nostro” Napoli. Nostro, perchè faccio tifo per Luciano. Per lo Scudetto diciamo che la strada è rosea…”.
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