Categories: Interviste e Storie

L’abbandono, la boxe, i tattoo e il riscatto: il Lione è pazzo di Depay. Ops, Memphis

Non chiamatelo Depay. Guai. Il motivo? “Odio il mio cognome”. Storia di un talento abbandonato. Classe coltivata in solitaria. Una vita di rivincite e riscatti. Colpa del sig. Dennis, il padre. Che nel 1998 deluse il piccolo Memphis. L’uomo scappò di casa lasciando la stanza del figlio vuota. Per sempre. Lo piantò solo con la mamma, una donna olandese. Già, ‘quanto è stata dura in due’, ma … c’era un grande amico: sì, il calcio. La salvezza. Il dono. Lo sfogo per scaricare una rabbia infinita. E l’Olanda intera si accorse subito di quel caratterino eccentrico. Uno col cervello nei piedi. Fortissimo. E l’ascesa fu repentina, ma su quella ci torneremo. Intanto, via col presente. Lione. Ligue One. Sbarcato in Francia dopo l’anno e mezzo al Manchester United. Con Mourinho, ma senza feeling. Perché l’esterno olandese delude le aspettative in Premier: cessione inevitabile. ‘Oui, nessun problema’.

‘Avec un grand Memphis Depay’. Ok, francesi: però levate quel cognome. E godetevelo così, libero. Via con la prima doppietta in campionato: due firme nei 5 gol totali rifilati oggi al Metz. Prima carezza sul servizio di Lacazette, poi rasoiata di destro. Show. E il suo Lione vola. 16 gol nelle ultime 3 partite interne, contabilità da urlo. Quarto posto mantenuto a dieci punti dal PSG. Sogno per il prossimo ingresso in Champions, certezza in Europa League. Vero, Roma? Gli Enfants du Pays spaventano. Loro sono i ragazzi del posto. Fatti in casa, molti. Vedi Ferri, Lacazette, Fekir, Ghezzal. Arrivati da fuori, altri. Sì, Depay: esempio eccentrico del calcio moderno. Alla moda, soprattutto.

A Manchester si presentò in conferenza stampa col cappello. Vestito come se fosse un torero, ma … “io non faccio domande a voi sul vostro stile”. Il suo, invece, è hip hop, rapper e tatuaggi. Inchiostro sparso su tutto il corpo: una vera dipendenza. Momenti. Perché Memphis abbraccia il calcio per mancanza di affetto. Stupisce e fa arrabbiare. Scotta. Cacciato dal Mooddrecht, la sua prima squadra locale. ‘Scoppiava sempre in rissa’. E allora se lo prende lo Sparta Rotterdam. Poi lo scopre Philipp Cocu, lo porta nel 2006 nelle giovanili del PSV. E qui si accende. Infiamma, soprattutto sulla sinistra. Ala pura. Dribbling secco, sgommate al centro e destro a giro. Questo il suo manifesto. Memphis è nato per le cose difficili. Intanto Cocu nel 2011 lo porta con sé in prima squadra. Bastone e carota. ‘Depay, prenditi il numero 22’. Risposta: ‘Va bene, ma cancellate quelle lettere’. E via di Memphis. Imparando da Mertens e Strootman. Primo gol subentrando a Dries su assiti di Kevin. Predestinato. Una rete per sé stesso, per sua madre e per la vita. Alla faccia di chi lo crede un pazzo. Passionale, quello sì. Ha avuto una relazione con Karrueche Tran, ex fidanzata del rapper Chris Brown. Celebrità e calciatore assieme. Amante della boxe: a Eindhoven possedeva un enorme ring nel quale si allenava in casa. Un tipo sfrontato, senza paura. Ai Mondiali del 2014 la buttò dentro due volte: di cui uno decisivo contro l’Australia. Convincendo anche un osso duro come Louis Van Gaal. E ora la storia di Memphis continua in Francia. Voi, però, non chiamatelo Depay.

Redazione

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