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La Uefa ricorda Cruijff: “Personaggio innovativo e amato dai tifosi, ripercorriamo la sua storia…”

La morte di Johan Cruijff ha sconvolto il calcio. L’olandese è deceduto oggi, dopo una lunga battaglia contro il cancro. In tanti stanno ricordando l’ex leggenda del Barcellona, non poteva certo mancare all’appello l’Uefa, con questo lungo tributo.

Insieme a Rembrandt e Vincent van Gogh, è il più famoso olandese della storia. Uno studio ha dimostrato che oltre due miliardi di persone conoscono il nome di Johan Cruijff – leggenda olandese, nato il 25 aprile 1947 ad Amsterdam. Un fenomeno sia da giocatore che da allenatore, tutta la sua vita è stata imperniata sul calcio, dai suoi primi anni all’Ajax e Olanda ai trionfi col Barcellona. Personaggio amato da molti, spesso non è stato capito a fondo per via del suo modo di pensare sempre innovativo e fuori dagli schemi. Il suo carattere tuttavia lo ha avvicinato ai tifosi. L’olandese è sempre stato un idolo del pubblico, venerato e mai dimenticato perché la gente aveva capito perfettamente che per Hendrik Johannes Cruijff lo spettatore veniva prima di qualsiasi altra cosa.

Sia da giocatore che allenatore, la priorità di Johan Cruijff era fare divertire i tifosi. E nonostante il carattere controverso che ha spesso fatto scuotere la testa a tanti cosiddetti esperti, Cruijff ha sempre affermato con sicurezza di sapere esattamente cosa stesse facendo. “Dovunque abbia giocato o lavorato, ho sempre voluto che la gente parlasse e pensasse al calcio”, ha detto una volta. “Questo è il motivo per cui ho dato una storia non solo al club ma anche ai tifosi – qualcosa di cui parlare e su cui pensare. Che sia negativa o positiva poco importa, la gente parlava di calcio e di come dovesse essere giocato. Il calcio era diventato il più importante gossip di cui parlare”. Il suo allenatore ai tempi dell’Ajax, Rinus Michels, una volta definì Cruijff “un ragazzo esile” che in campo cresce anche in statura – una statura raggiunta da pochi altri calciatori nella storia. Cruijff è stato il leader di quello storico Ajax che Michels aveva costruito alla fine degli anni ’60. Una squadra che ha fatto nascere il ‘calcio totale’ e che ha vinto sei titoli olandesi e tre Coppe dei Campioni tra il 1971 e il 1973.

Dopo essersi riunito con Michels al Barcelona, alla sua prima stagione, nel 1974, aiuta i catalani a vincere il primo titolo spagnolo dopo 14 anni – e nello stesso anno la coppia Cruijff -Michels aiuta l’Olanda a raggiungere la finale della Coppa del Mondo FIFA poi persa contro la Germania Ovest. In quell’anno l’olandese vince anche il suo terzo Pallone d’Oro. In seguito, Cruijff esporta il suo talento nella Soccer League del Nord America, poi va al Levante in Spagna e dopo torna in Olanda dove vince trofei con Ajax e Feyenoord. In totale Cruijff ha disputato 704 partite di club, segnando 392 gol – 266 dei quali con l’Ajax. Con la nazionale olandese ha segnato invece 33 reti in 48 partite. Dal suo esordio con l’Ajax nel 1964 alla sua ultima presenza col Feyenoord (19 anni e sei mesi dopo), Cruijff ha sempre avuto un feeling speciale col gol. Questa sua confidenza con la rete, da allenatore si è poi trasformata in una filosofia di gioco vincente. Mentre il calcio internazionale stava diventando sempre più difensivista, Cruijff ha sperimentato l’attacco a tre, sfruttando due esterni di ruolo e schiacciando gli avversari nella propria metà campo.

La chiave della sua filosofia era legata alle posizioni in campo per cui serviva la massima concentrazione e una tecnica sopraffina. Il suo gioco si basava su triangolazioni veloci in cui il terzo uomo decideva cosa fare. La palla in campo doveva sempre muoversi senza stare mai ferma. Mentre una parte della critica accusava Cruijff di lasciare le sue squadre suicidarsi in campo, i giocatori cominciavano a divertirsi in campo sotto la sua guida perché i risultati gli davano ragione. Ad esempio, nel 1987 l’Ajax è diventata la squadra più giovane a vincere la Coppa dei Campioni, mentre col Barcellona ha conquistato la Spagna e l’Europa portando i catalani alla vittoria della loro prima coppa europea. Dopo l’addio al Barcellona nel 1996, la vita di Cruijff ha subito un’altra svolta quando ha dato vita alla Fondazione Johan Cruijff e all’Istituto di Studi Sportivi Johan Cruijff, con centri in Olanda, Spagna, Svezia, Messico e Perù. L’istituto ha creato un sistema scolastico disegnato per gli sportivi che vogliono continuare a studiare durante la loro carriera.

Con la fondazione ha sostenuto quasi 100 progetti in tutto il mondo per i bambini poveri e con disabilità, e ha usato il calcio come un mezzo per migliorare le loro vite. Un progetto in particolare è quello dei Campi Cruijff, che promuove il calcio da strada. La UEFA ha riconosciuto il suo impatto positivo sui giovani quando lo ha scelto per il Premio Calcio di Base UEFA durante l’apertura del 100esimo campo nel tardo 2009, e ha ricevuto anche il Premio del Presidente UEFA. Secondo lo stesso Cruijff, “giocare in strada è il modo più puro di praticare lo sport del calcio”. Chi potrebbe non essere d’accordo con un uomo il cui stile di gioco è stato esso stesso il sogno di un purista? Lo sport gli deve molto.

Redazione

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