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La solida favola del Pordenone. Il presidente Lovisa: “Raccogliamo quel che seminiamo. E a San Siro…”

Quasi mille chilometri e due categorie. C’è un mare, non solo geografico, fra Cagliari e Pordenone. Ma sul campo della Sardegna Arena, questa distanza non si è vista. Al triplice fischio di Piscopo, cinquanta tifosi friulani alzano le braccia al cielo per un’impresa storica: i “ramarri” espugnano Cagliari, vincendo 2-1, reti di Sainz-Maza e Bassoli. Una formazione di serie C agli ottavi di finale di Coppa Italia. Prossima tappa San Siro, il 12 dicembre contro l’Inter.

“La squadra per cui tifa tutta la mia famiglia. Almeno quel giorno spero che tengano per noi…”, sorride al microfono di GianlucaDiMarzio.com il presidente Mauro Lovisa. Ha preso la squadra in Eccellenza sette anni fa. Tra due settimane sarà alla Scala del calcio. “Abbiamo meritato di vincere. Niente barricate, ce la siamo giocata con le nostre qualità. Lo ha riconosciuto anche il pubblico sardo che ci ha applaudito a fine partita. Ogni anno alziamo sempre l’asticella.” Parole che lasciano trasparire l’orgoglio per un lavoro partito da lontano. E che ancora più lontano vuole arrivare. “L’anno scorso abbiamo sfiorato la promozione. Quest’anno vogliamo riprovarci. Cagliari, Milano… Sono questi gli stadi dove intendiamo giocare stabilmente. Ci arriveremo, con la serietà e l’impegno che ha contraddistinto ogni nostro passo”.

Un cammino verso la gloria interrotto lo scorso giugno in una discussa semifinale contro il Parma a Firenze. “Fu una lezione di calcio, uscimmo ingiustamente sconfitti ma alla fine, se lavori bene, le soddisfazioni arrivano. Sia le giornate come quella di oggi sia quelle che verranno. Abbiamo avuto qualche passaggio a vuoto nelle ultime settimane, ma faremo di tutto per arrivare in serie B”. Il presidente è un fiume in piena. Vede crescere il suo Pordenone come l’azienda agricola di famiglia. Lavoro sul campo e impegno quotidiano. “Siamo coltivatori diretti, abituati a raccogliere quello che seminiamo. Anche il nostro vivaio, allenato da uno staff giovanissimo, sta dando ottimi frutti. Vedrà che nei prossimi anni le grandi del calcio italiano verranno a chiederci i nostri talenti. E dovranno pagarceli bene”.

Fra i giovani rampanti del Pordenone ce n’è anche uno che sta dietro la scrivania e che il presidente ha allevato fin da piccolo.

Mio figlio Matteo ha 21 anni e ha fatto il mercato. E’ stato lui a caldeggiare la scelta di Leonardo Colucci come allenatore. Entrambi diventeranno fortissimi. Per il momento me li godo io”.

Entusiasmo e preparazione. Il pane quotidiano di una società che Lovisa gestisce con l’attenzione di un padre di famiglia e l’ambizione di un leader visionario. “Nella vita senza obiettivi non vai da nessuna parte. Quando siamo saliti in serie D nel 2014, ho detto che l’obiettivo era continuare a crescere. Abbiamo un gruppo forte e traguardi importanti da raggiungere. Noi ci crediamo fortemente, è tutto alla nostra portata”.

Il volo di ritorno è quasi in partenza. Da domani si torna a pensare al campionato. Sabato c’è la trasferta contro la Sambenedettese, appaiata ai friulani al quarto posto. “Torniamo a lavorare giorno per giorno. Ora è rientrato anche Berrettoni, un giocatore importantissimo per i nostri equilibri. Un premio per i ragazzi? Magari li porto nella mia azienda così mi danno una mano anche lì. Saranno mica stanchi per aver giocato un paio d’ore… Scherzi a parte, con il lavoro, possiamo davvero toglierci ogni tipo di soddisfazione. Contro l’Inter andremo a giocarcela, come abbiamo fatto contro il Cagliari”.

Tra due martedì Lovisa guarderà i suoi ragazzi lottare a San Siro. Penserà a quei campi paludosi dell’Eccellenza e sognerà un’altra impresa. Anche a costo di far soffrire qualche familiare nerazzurro.

Claudio Giambene

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