Tra Ibiza, Formentera, USA e mari esotici le vacanze dei calciatori hanno un minimo comun denominatore: divertimento e riposo, con poco spazio per la fantasia nella scelta dei luoghi. Nulla da eccepire ovviamente, chi non lo farebbe al loro posto? Ma in un mondo patinato e oggettivamente fortunato come quello dei calciatori è sempre bello ed importante sottolineare chi fa qualcosa di diverso. Qualcosa che riporti alla normalità la vita, che faccia riscoprire la gioia e il gusto delle cose semplici. È il caso di Alfred Gomis, che nell’estate della sua prima vera occasione in Serie A con la maglia della Spal, ha deciso di festeggiare… tornando semplicemente a casa. In Senegal, la sua terra. Quindici anni dopo l’ultima volta. Un viaggio (ed un premio) vissuto a contatto con le origini, riscoprendo emozioni e luoghi ormai quasi persi nella memoria di un bambino. E lo ha fatto documentando il tutto. Zaino in spalla, la compagnia del fratello e una GoPro sempre attaccata addosso. Per non perdere un’immagine, un fotogramma dei luoghi della sua infanzia.
“Ognuno è artefice del proprio destino”, è il motto che ama ripetere Alfred, ma soprattutto c’è una cosa che questo viaggio urla fortissimo: “mai dimenticare da dove si arriva”. E Gomis non solo lo ha vissuto, ma lo ha voluto raccontare attraverso un documentario girato e montato da lui stesso. Immagini e musiche per farci vedere l’Africa, per mostrare a tutti il “suo” Senegal. “Family first” è la frase che accompagna una foto. La famiglia prima di tutto. Prima del calcio, della Spal e della Serie A. Il lavoro e la professione sì, ma soprattutto gli affetti più cari. Quelli ritrovati a Gorée, descritta dallo stesso Gomis in un post: “È un’isola al largo delle coste di Dakar, nota per essere stata fino a metà ‘800 il punto di partenza per gli schiavi africani diretti in America. Vederla coi miei occhi e conoscerne la storia è stato davvero un pugno nello stomaco, pur con la consapevolezza che, per fortuna, l’uomo è riuscito a porre fine a questo vergognoso fenomeno. Oggi, però, resta ancora molto da fare, e il razzismo continua a essere il nemico numero uno da sconfiggere per cominciare a pensare di vivere in un mondo unico, aperto e senza barriere”. Razzismo e povertà. Che non sono sinonimo di luoghi comuni, ma di amore. Quello di Alfred per il Senegal. La sua terra.
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